Evviva il Festival Gaber Camaiore lo sfratta e Viareggio riflette: "Lo riportiamo a casa"

Dopo 10 anni il sindaco Pierucci chiude l’esperienza della manifestazione. E attacca: "Dalla Fondazione proposte e atteggiamenti irrispettosi". Così Del Gingaro potrebbe aprire le trattative per il ritorno alla Cittadella.

Evviva il Festival Gaber  Camaiore lo sfratta  e Viareggio riflette:  "Lo riportiamo a casa"

Evviva il Festival Gaber Camaiore lo sfratta e Viareggio riflette: "Lo riportiamo a casa"

di Martina Del Chicca

Dopo dieci anni, di quel teatro e di quelle canzoni che hanno attraversato e fatto pensare l’Italia del Novecento rievocate nelle strade del borgo, Camaiore dice addio al “Festival Gaber“. E Viareggio, dove il Festival del teatro-canzone è nato per non disperdere la ricchezza di quella musica da ascoltare, sarebbe pronta a riaccoglierlo. Magari proprio nella sua culla, dove “il Gaber“ è nato: alla Cittadella.

Tra il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, e la Fondazione Gaber potrebbero avviarsi le trattative per riportare a casa il Festival nell’anno del ventennale della scomparsa del Signor G; mentre di là dal Fosso dell’Abate, dove Gaber aveva scelto di vivere e dove si è spento, si consuma l’addio definitivo. "Non senza rammarico – spiega il sindaco di Camaiore Marcello Pierucci – abbiamo fatto i conti con la scelta della Fondazione Gaber di non raccogliere le richieste di rigenerazione del progetto e di rivolgere altrove le proprie ambizioni future. Un atteggiamento che considero poco rispettoso per il legame di Camaiore con Gaber e per il ruolo giocato negli anni dalla nostra città nel ricordare e omaggiare l’artista".

La Versilia entrò nella vita di Giorgio Gaber dopo l’incontro con Sandro Luporini, in un bar in zona Fiera a Milano dove entrambi abitavano. Ma è qui che dal 1970, con le parole, con il gesto, con la musica, insieme, Gaber e Luporini, hanno rincorso l’utopia possibile. È sul colle di Montemagno, da villa La Padula, che Gaber ha guardato il mondo, la realtà, gli uomini e gli ideali cambiare, e l’ha raccontato. Con le parole libere, cariche di speranze, di amarezze e di ironie. Fino all’ultimo giorno: il primo del 2003.

Ma se il legame tra la Versilia e il Signor G. resta eterno, quello tra il Comune di Camaiore e il suo Festival si è logorato e, infine, spezzato. "E’ stata un’esperienza importante – aggiunge Pierucci – che ci ha dato molto e nella quale abbiamo creduto con passione e dedizione". "Nel corso degli anni – prosegue il sindaco – l’efficacia della manifestazione era andata via via calando ma noi siamo stati sempre in prima linea per migliorare e implementare il progetto, con la volontà di mantenerlo nella nostra programmazione estiva solo se ci fosse stata una reale comunione di intenti nel far combaciare la qualità degli ospiti e serate con richieste economiche accessibili ed in linea".

E l’intesa, evidentemente, non è stata raggiunta. "Camaiore non ha mai inteso e non intende essere un’opzione diversa. L’edizione 2023 del Festival Gaber – chiarisce Pierucci – non troverà quindi spazio nella nostra città: ci dispiace che questa scelta, obbligata e necessaria per il bene del nostro territorio, coincida col ventennale della morte del grande Signor G".

E ora, chiusa la porta, Pierucci vuole guardare avanti: "Sono tanti i progetti a cui stiamo lavorando"; e ricorda la seconda edizione de “La prima estate“ "che ha portato Camaiore nuovamente sulla scena internazionale". "Il protagonismo sulla scena culturale di questi anni ha dimostrato che la nostra comunità possiede risorse e capacità per non essere seconda a nessuno: è proprio per questo – conclude il sindaco Pierucci – che abbiamo deciso di non assecondare richieste o proposte prive di un vero orizzonte di sviluppo e che nel recente passato non hanno saputo più concretizzarsi in un progetto organico e soddisfacente". La storia tra Camaiore e il Festival Gaber finisce così: “Il loro amore morivaCome quello di tuttiCome una cosa normale e ricorrentePerché morire e far morireÈ un’antica usanzaChe suole aver la gente“ . Come, dieci anni fa, era successo con Viareggio. Dove il Festival nacque in una notte di luglio, e da dove è migrato quando la città cominciava a sprofondare nel dissesto. In fondo “L’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo“.