Nel 2003 all’età di 91 anni moriva Eugenio Pardini, pittore viareggino di grande impatto emotivo. A cinque anni di distanza, cioè nell’autunno del 2008, su iniziativa dell’Associazione “Caleidoscopio”, a Villa Paolina fu organizzata una collettiva dal titolo “La figurazione a Viareggio nel panorama dell’arte italiana dal 1900 al 1990” in cui le opere di Eugenio Pardini furono le più ammirate. Da allora, di questo artista solitario, impegnato sia nella pittura che nell’affresco, non solo non se ne è più parlato, ma è diventato quasi un illustre sconosciuto. Anche se durante il suo lunghissimo impegno artistico ne scrissero in tanti, elogiandone le sue caratteristiche principali: sicurezza nel tratto e uso del colore a seconda del tema che sviluppava.
A distanza di quell’ultima mostra occorre sottolineare che il suo discorso pittorico ha mantenuto inalterate le peculiarità dell’origine, senza alcuna divagazione sostanziale, soprattutto senza indulgere al mutamento delle mode e delle correnti. Ci riferiamo in particolare al segno e al cromatismo: un segno che si immerge e delimita il colore e quindi un colore che delimita il segno senza minimamente condizionarlo. Segno e colore, quindi, che di volta in volta si mettono in evidenza nella figura umana o nella rigogliosa immagine della natura in fiore. Che poi in Pardini sono state la medesima cosa: la massima espressione dell’esistenza.
Ma al di là di questo impegno, diciamo così, a carattere intimistico, il suo orizzonte non si è mai limitato al quadro, al volto o al panorama marino, ma ha spaziato anche nei grandi temi sociali con gli affreschi, sia in Italia che all’estero. In particolare quelli di grandi dimensioni come, appunto, “La Resistenza sulle Alpi Apuane”, vincitore del concorso internazionale indetto dal Comune di Carrara per la sua sala consiliare o “Guerra e pace”, “La storia della terra” e “L’unione dei popoli nello studio”. Soprattutto senza dimenticare “La storia di Viareggio” che in stato di degrado, campeggia sulla balconata della Casa Comunale, nobilitando l’edificio. Dato che il Comune si è candidato a capitale della cultura, sarebbe oppotuno restaurare quest’affresco, un’autentica opera d’arte che per di più sintetizza la storia della città.
Mario Pellegrini