GAIA PARRINI
Cronaca

Elio (Stefano Belisario). Da “La terra dei cachi“ a “Farina, carta e colla“: "Cosa m’aspetto? Di ridere"

Domani il cantautore sarà in concerto con Mirco Mariani e Rocco Tanica "A 62 anni è il mio primo Carnevale e sono veramente molto contento".

Un’artista, Elio, all’anagrafe Stefano Belisario, che con le sue Storie Tese ha dato alla musica italiana un tocco di genialità. L’arte di Elio e le Storie Tese è un’analisi e una satira dissacrante della realtà, sempre lucida, colta, fine. Un po’ come l’arte dei maestri della cartapesta del nostro Carnevale, a cui Elio, per la 151^ edizione, ha offerto voce e parole per la canzone ufficiale Farina, carta e colla e che, insieme a Mirco Mariani e Rocco Tanica, si esibirà domani pomeriggio sul palco del Belvedere delle Maschere.

Elio, è la sua prima volta al Carnevale di Viareggio?

"Sì, a 62 anni sarà la mia prima volta. Anche se, con il gruppo, una volta abbiamo suonato dove realizzano i carri, alla Cittadella".

La collaborazione con Mariani per la canzone com’è nata?

"Grazie all’intercessione di Elisabetta Sgarbi, che è la mente dietro tutto questo. Elisabetta ha una grande passione per gli Extraliscio e Mirco ne fa parte. Mi ha chiesto di scrivere un pezzo ispirato al Carnevale, io ne sono un grande sostenitore e un grande avversario di Halloween: tutto quello che posso fare per aiutare il Carnevale lo faccio".

Perché proprio il titolo Farina, carta e colla?

"Quella è un’idea che mi è venuta quando mi hanno spiegato come funziona, come vengono fatti i personaggi. Mi ha colpito la semplicità degli ingredienti, in un’epoca in cui ci si spertica in lodi all’intelligenza artificiale. Preferisco farina, carta e colla. Faccio il tifo per gli ingredienti semplici. Ho sempre ammirato la capacità tipica nostra, italiana, di creare miracoli partendo da ingredienti elementari, basici, come si vede in certi piatti della cucina povera, dove si parte da qualche avanzo e si creano dei capolavori. Uno fra tutti la ribollita, o la pappa col pomodoro".

Ha citato proprio dei piatti tipici toscani…

"Non li ho detti a caso. Infatti, sono abbastanza intelligente. Ma è vero che sono piatti che vengono fatti partendo da ingredienti molto semplici e poveri. Molto spesso sono avanzi, come anche il brodetto di pesce fatto dai pescatori con il pesce più povero, quello che non riuscivano a vendere. Mi è nato in testa spontaneamente il parallelo con la maestria di chi partendo da tre elementi molto semplici, come farina, carta e colla riesce a creare delle opere di cui poi si parla in tutto il mondo".

L’ha sentita la responsabilità di scrivere un testo per una città che ha nel Carnevale la sua identità?

"Certamente sì, ma è anche vero che sono abituato a lavorare un po’ nell’incoscienza, ecco. Come quando mi chiedevano se fossi emozionato di andare al Festival di Sanremo".

E lo era?

"In una prima fase sì, poi mi sono sempre lasciato portare dall’incoscienza, dall’irresponsabilità. Scrivere canzoni è sempre una sfida, si può fare una porcheria e si può fare invece qualcosa che poi resta".

C’è chi ritiene che le canzoni del Carnevale debbano essere scritte dai viareggini, che ne pensa?

"Lo penso anche io, però non me lo hanno detto (ride). Mi hanno chiesto di fare un testo e l’ho fatto. Troverei anche io giusto che fossero scritte da chi è più coinvolto. Poi le canzoni, prima di dire se piacciono o no, vanno ascoltate e capite. Io, comunque, sono pronto anche all’insuccesso".

Nel 1996, invece, eravate a Sanremo… È vera la diceria che i cachi di La terra dei cachi avrebbero dovuto essere "calchi"? Perché se sì sembra quasi destino che ora abbia scritto una canzone su quelli viareggini…

"Quelle lì erano balle (risponde scoppiando in una risata fragorosa). Balle che diffondevamo scientemente prima che si iniziasse a parlare delle fake news, come si chiamano oggi. All’epoca noi le chiamavamo balle. Le diffondevamo, apposta, per ridere. Anche in quel caso noi eravamo arrivati nella più completa incoscienza e irresponsabilità, pensando, tra l’altro, di arrivare ultimi".

C’è chi lamenta che nel Carnevale attuale c’è sempre meno satira.... accade anche nella musica?

"Sì, devo dire soprattutto negli ultimi anni. La faccenda molto fastidiosa del politicamente corretto, spinta all’eccesso, chiaramente ci ha tolto molte risate".

È emozionato?

"Ho imparato a non emozionarmi prima del tempo: se devo emozionarmi lo farò quando sarò lì. In ogni caso sono molto contento di vedere per la prima volta il vostro Carnevale".

Cosa si aspetta?

"Di ridere".

Speriamo, allora, di farla ridere…

"Non ho dubbi. La vostra tipica vena ironica, anche un po’ cinica, mi ha sempre fatto ridere. Penso che accadrà anche stavolta".