CHIARA CASELLI
Cronaca

Debutta la Bohème di Gasperon. Atmosfere parigine al Pucciniano

Il regista: "Rispetteremo il più possibile il libretto originario, solo così apprezzeremo meglio l’opera

Debutta la Bohème di Gasperon. Atmosfere parigine al Pucciniano

"In povertà mia lieta, scialo da gran signore rime ed inni d’amore": così Rodolfo si presenta a Mimì nel primo quadro de La Bohème, quarto titolo del Festival Puccini 2024, in scena stasera al Gran Teatro alle 21.15 con tre repliche, 27 luglio, 8 e 22 agosto. E la soffitta non è decrepita, scrostata e cadente: "Quella che ho immaginato – spiega il regista Massimo Gasparon che cura anche scene, costumi e luci - è una enorme soffitta bianca di una casa parigina su due piani, con grandi finestre da cui si vede la luna. I quattro artisti non sono proprio dei disperati che tirano la carretta, ma piuttosto dei dandy dall’’anima milionaria’ e dall’atteggiamento snob. Non sono certo nella condizione di chi patisce gli effetti della società borghese ma piuttosto ostentano nella quotidianità un piglio aristocratico". Sul podio, alla guida dell’orchestra, è il maestro Michelangelo Mazza. Carolina Lopez Moreno veste i panni di Mimì e Avon Rivas quelli di Rodolfo. Sara Cortolezzis è Musetta e Alessandro Luongo è Marcello. Gianluca Failla e Adolfo Corrado sono rispettivamente Schaunard e Colline. Sullo sfondo, la Parigi del 1830, mentre di quadro in quadro la piattaforma ruota e l’ambientazione muta dalla soffitta al caffè, dalla Barriera d’Enfer alla soffitta. E il café Momus è un turbinio di luci e di colori, con vivaci interventi di danza curati dal coreografo Gheorghe Jancu. "Puccini è l’ideatore del musical hollywoodiano ante litteram – continua Gasparon - e nel secondo quadro di Bohème lo dimostra ampiamente. La sua modernità è formidabile. Anche stavolta ho cercato di togliere la patina che la tradizione interpretativa ha depositato sull’originale. Dunque, niente sciarpa rossa attorno al collo di Rodolfo. Ho chiesto ai cantanti di muoversi come mai avrebbero pensato di fare. Sottolineo ancora che lo studio del libretto deve essere rigoroso: solo così riusciamo a scoprire particolari inediti. Poi un regista può scegliere di non rispettare qualche didascalia, ma deve farlo con coscienza. Bisogna perseverare nel rigore ed evitare di azionare il pilota automatico. Forse qualche melomane può storcere il naso ma è l’unica maniera che permette di rispettare la volontà di Puccini e riscoprire la freschezza e la verità della partitura". E le emozioni e le passioni restano intatte: "In Bohème – aggiunge Michelangelo Mazza - è commovente l’ossessiva presenza del tema di Mimì nel quarto atto ogni volta che ella compare: è come se, prima della morte, il compositore volesse rimarcare tutto l’amore che prova per la protagonista. Nonostante la tragedia, ogni volta che affronto quest’opera mi sembra di ringiovanire: la bellezza di questa musica è una cura".