
Da fortezza a polo museale La rinascita della "Torre"
di Martina Del Chicca
Quell’austera Torre, simbolo della dominazione lucchese, è tutto il contrario dello spirito di questa città: sfacciato, vezzoso, esuberante. Eppure, di questa città, ne è il simbolo. Intorno alla Torre Matilde vive Viareggio, con tutte le sue contraddizioni; anche se da anni quel bastione – alzato nel 1534 a difesa dagli attacchi pirateschi e poi nell’800 adibita a carcere – è rimasto una cartolina. Solo da guardare.
Finalmente, però, per la Torre Matilde è arrivato il tempo di ospitare un’altra storia, senza corsari o galeotti. Di diventare un simbolo da vivere. Grazie al progetto di adeguamento interno, firmato dall’architetto Stefano Dini e commissionato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha già finanziato il restauro esterno della fortezza e che investirà altri 289mila euro per gli interni, la Torre sul Canale si prepara a diventare, come deciso dalla giunta Del Ghingaro, un polo museale.
Nei giorni scorsi sono cominciati i primi sopralluoghi tecnici, già fissati anche per martedì, propedeutici all’intervento che partità a breve e che ha lo scopo "di migliorare l’accessibilità degli spazi nel rispetto della struttura architettonica" spiega il progettista. "Inizialmente – si legge nella relazione dell’architetto Dini – è stata valutata la possibilità di realizzare questo obiettivo lavorando sulle scale metalliche esistenti; gli esiti si sono mostrati estremamente invasivi rispetto alla dimensione degli spazi interni, con modestissime migliorie rispetto alla percorribilità dei percorsi verticali". Così si è immaginato di sfruttare il varco delle scale ottocentesche "in macigno", chiuso durante gli interventi di restauro concluso negli anni Ottanta, "andando a riproporre un percorso distributivo in certa misura “storico“", dove inserire una scala elicoidale "con rampa in acciaio (verniciata nella colorazione già proposta per le strutture metalliche del precedente restauro) di circa un metro di larghezza, impostata su un elemento tubolare centrale".
L’idea della scala a chiocciola "permette – spiega ancora l’architetto Dini – di realizzare una rampa di circa 25 centimetri in più rispetto alle altre soluzioni, un elemento contemporaneo e indipendente dalla struttura storica, sia dal punto di vista strutturale che visivo, capace di dialogare con il contesto nelle sue configurazioni assunte negli anni". Oltre alla nuova scala è prevista la copertura delle due botole centrali con pavimento in lastra di cristallo e la riqualificazione dell’impianto di illuminazione.
"Il combinato di questi tre elementi – prosegue la relazione del progettista – permetterà di eliminare la maggioranza degli elementi aggiunti dal restauro precedente: scale metalliche, ringhiere, corpi illuminanti, correttamente inseriti ma che rendono difficoltosa la lettura degli spazi interni nella loro completezza". Il pozzo centrale, riaperto nei restauri del 1970, sarà conservato visivamente proteggendolo non con una ringhiera perimetrale ma con una lastra di cristallo opportunamente dimensionata, in modo da ripristinare la continuità spaziale mantenendo contemporaneamente la percezione di questa “trasparenza verticale“. La grata “antica“ sarà conservata, mentre la grata recente sarà rimossa. I passaggi perimetrali, utiilizzati attualmente per le scale metalliche, saranno chiusi e saranno ricostruite le strutture a volta, "andando a ricomporre l’originale tessitura muraria, che manterrà solo in filigrana la leggibilità dell’intervento contemporaneo, attraverso un leggero sottosquadro della tessitura in mattoni".
Infine Il nuovo impianto di illuminazione interno "che – prosegue l’architetto Dini – sarà realizzato sviluppando i criteri di massima integrazione e discrezione nell’inserimento dei nuovi elementi tecnologici all’interno del contesto monumentale". Per creare un “bagno di luce“ perimetrale a raso sulle tessiture murarie e sulle volte, "esaltandone la matericità e proponendone una lettura diversa rispetto alla luce naturale diurna".