REDAZIONE VIAREGGIO

Da Capo Matapan al calcio in serie A

Durante la Seconda guerra mondiale, il prigioniero di guerra italiano Araldo Caprili dimostra eroismo e altruismo nel campo di concentramento di Zonderwater in Sudafrica, dopo essere sopravvissuto all'affondamento dell'incrociatore Pola a Capo Matapan.

Da Capo Matapan al calcio in serie A

Chi non conosce la storia dei “Diavoli di Zonderwater”, non sa che cosa si sia perso. Perché quei signori non erano diavoli malefici e luciferini. Tutt’altro: migliaia di prigionieri di guerra italiani nella Seconda guerra mondiale, finiti in un campo di concentramento, gestito dagli inglesi, in Sudafrica, nella regione del Transvaal. Zonderwater: ovvero il paese senza acqua. Ecco, partendo dal nome si può immaginare in quali condizioni abbiamo vissuto, almeno inizialmente. Poi, per fortuna, la situazione migliorò. Fra questi prigionieri c’era un giovane viareggino, Araldo Caprili (che poi sarebbe diventato un calciatore professionista, indossando anche la maglia della Juventus e della Lucchese in serie A), che servendo la Patria – siamo all’inizio della Seconda guerra mondiale – viene arruolato nella Regia Marina, destinazione l’incrociatore Pola. La guerra, ce lo insegna la storia, segna purtroppo la fine prematura di molte persone, soprattutto giovani, come nella battaglia navale di Capo Matapan, il 28 marzo 1941, quando la Marina italiana va incontro ad una delle pagine più tragiche della sua storia: l’incrociatore Pola viene colpito e affondato. 328 le vittime, il resto dell’equipaggio (oltre settecento persone) viene fatto prigioniero. Fra questi c’è anche Araldo Caprili che nella disperata lotta per la vita, riesce con slancio eroico, anche a trarre in salvo colleghi rimasti feriti: da nuotatore provetto, dà il massimo. Ma il suo futuro è segnato perché viene trasferito a migliaia di chilometri di distanza, in Sudafrica, nel campo di concentramento di Zonderwater. Non non c’è la libertà, il vitto e l’alloggio non sono da hotel ma da prigionia, la nostalgia di casa e della famiglia è tanta, ma c’è da riempire il tempo e il comandante del campo decide di organizzare attività ricreative, corsi di alfabetizzazione, un campionato di calcio riservato ai militari italiani (Araldo Caprili sarà uno dei migliori), incontri di pugilato, rappresentazioni teatrali, di tutto un po’. Una prigionia vivibile. Ma quattro anni a Zonderwater sono lunghi, il tempo non è facile da riempire. A fine guerra ci sarà il sospirato rientro a casa, per ricominciare una vita vera, portando sempre con sé il ricordo di Zonderwater ma soprattutto di quel che accadde a Capo Matapan. Sì, non ne parlava volentieri, ma chi quel giorno si salvò come lui, non ha mai smesso di raccontare i gesti ripetuti di grande altruismo, da buon Samaritano, di Araldo Caprili.