REDAZIONE VIAREGGIO

Concessioni balneari, scambio di accuse tra Buratti e Mallegni

Il deputato Pd dà la “colpa“ della messa in mora all’ex ministro Fitto. Il senatore azzurro addossa la responsabilità al centrosinistra

Scambi incrociati di accuse e contro accuse rimbalzano da Roma alla Versilia infiammando la vicenda della messa in mora della Commissione europea per la proroga in Italia delle concessioni balneari fino al 2033. Protagonisti di questo scontro verbale a distanza sono i due ex sindaci di Forte dei Marmi e Pietrasanta, ossia l’onorevole Umberto Buratti (Pd) e il senatore Massimo Mallegni (Forza Italia). Il primo parla di "peccato originale" dell’ex ministro di Forza Italia Raffaele Fitto, accusandolo di aver abrogato nel 2009 il rinnovo automatico delle concessioni, mentre il senatore “azzurro“ contesta al centrosinistra di voler "cancellare la categoria". Posizioni agli antipodi su una materia che vede coinvolte circa 30mila imprese italiane, piombate di nuovo nell’incubo come se già non bastassero le annose battaglie contro la direttiva europea Bolkestein.

Buratti, come detto, non ha dubbi: se la situazione è arrivata a questi punti è colpa del quarto governo Berlusconi e quindi del centrodestra. "Il peccato originale – dice – è di Forza Italia. Nel 2009 fu Fitto a gestire le contestazioni della Commissione europea in materia di demanio marittimo. Invece di opporsi, abrogò il diritto di insistenza e il rinnovo automatico delle concessioni con il ’6+6’. Da quel momento è iniziato il caos e l’incertezza che ha portato agli sviluppi recenti. Va dato atto che l’unico ad opporsi alle scelte del suo partito fu il senatore Massimo Baldini. Quindi la frittata fu fatta da Fitto e fu condivisa da suoi colleghi quali Bossi, Meloni e Calderoli. Quest’ultimo, addirittura, nel 2010 poco prima delle regionali venne a Forte dei Marmi annunciando che i balneari sarebbero stati esclusi dalla Bolkestein. I balneari versiliesi, felici, premiarono la Lega a suon di voti, ma qualche giorno dopo si rattristarono nello scoprire che la notizia era fasulla". Buratti conclude auspicando che il governo e il Parlamento rispondano con soluzioni che vanno dal legittimo affidamento al riconoscimento del valore delle aziende esistenti, delineato dalla Carta di Nizza.

Parole che, di contro, secondo Mallegni denotano l’"imbarazzo" del Pd, a suo parere favorevole alla messa all’asta delle concessioni. "L’accanimento del Pd contro la categoria – scrive – si era già palesato nella scorsa legislatura con un decreto ‘ammazzabalneari’, stoppato prontamente dai colleghi Bergamini e Gasparri, per poi tornare a far finta di niente o quasi, circa la problematica emersa nel rapporto tra governo italiano e Commissione europea. Qualcuno ora tenta di gettare la ’palla in tribuna’ andando a riesumare l’allora ministro Fitto, da me per altro subito contestato all’Assemblea nazionale in via della conciliazione a Roma, ma la cosa che sfugge è che il Pd e tutta la loro ‘banda’ governano ormai dal 2013 quasi ininterrottamente. Il governo sta solo tergiversando – conclude – quando in realtà vanno affrontate poche ma significative questioni: dall’abrogazione dell’articolo 49 del codice della navigazione all’adesione alla Carta di Nizza, fino all’alienazione delle superfici su cui insistono i manufatti, peraltro di proprietà degli stessi concessionari".