Un incidente dietro l’altro, una lista di vittime della strada da bollettino di guerra. Colpa, il più delle volte, di comportamenti sbagliati che rischiano di avere ripercussioni gravi – se non gravissime – sugli altri utenti della strada. Ne parliamo con il comandante della Municipale di Camaiore Claudio Barsuglia, anima del Movimento Articolo 230 che si batte per potenziare l’educazione stradale nelle scuole col sostegno dell’amministrazione e del sindaco Marcello Pierucci.
Comandante, abbiamo una lista di incidenti da far paura...
"Vorrei sottolineare, per prima cosa, che il problema potrebbe essere tamponato con l’applicazione dell’articolo 230. Grazie all’educazione stradale, potremmo ridurre sia il volume di incidenti, sia il tasso di mortalità sulle strade. Il fattore educativo è fondamentale e la mancata conoscenza delle regole di base da seguire sulla strada è devastante. Si parte dal bimbo di 9 anni che va in bici a prendere il pane: se nessuno gli ha insegnato un minimo di regole, diventa un pericolo per sé e gli altri".
Quali sono i comportamenti sbagliati più frequenti in base alla tipologia di utenza?
"Per il pedone, il mancato uso dei marciapiedi, che sarebbe obbligatorio. E se non ci sono i marciapiedi, bisogna procedere in senso di marcia contrario per avere la massima visione dei veicoli che stanno arrivando. Per converso, in assenza di marciapiedi chi viaggia su un veicolo deve usare una prudenza maggiore, dal momento che può incrociare un’utenza più fragile. E poi c’è la questione degli attraversamenti pedonali: il pedone che si approccia alle strisce ha sempre la precedenza. E se non ci sono attraversamenti nel raggio di 100 metri, i veicoli hanno comunque l’obbligo di far passare i pedoni. Cosa che non succede quasi mai... Chi va in bicicletta, come ho già avuto modo di spiegare, pensa di circolare su un attrezzo e non su un veicolo soggetto alle regole del codice. Una fetta di utenza particolarmente fragile è rappresentata dai giovani, perché la maggior parte non ha ricevuto adeguata formazione. Ecco perché è importante ripartire dall’articolo 230: l’unica compensazione possibile è quella stabilita dal legislatore".
E per scooter e auto?
"Non voglio parlare dello scandalo di chi passa col semaforo rosso. La maggior parte dei problemi si verificano per negligenza, e il comportamento più frequente riguarda la velocità, specie nei centri urbani dove si registra un maggiore afflusso: a 40, 50 orari se si prende uno in bici o a piedi si rischia di ucciderlo".
Che ne pensa delle zone 30?
"Ben vengano, specie dove mancano infrastrutture che garantiscano la sicurezza alle utenze più deboli, come marciapiedi e piste ciclabili. Si dice che 30 all’ora è troppo poco, ma in un centro urbano già andare a 40 è un rischio".
Altri comportamenti da stigmatizzare?
"Bisogna limitare al massimo tutto ciò che può comportare una distrazione. Alcol e stupefacenti si commentano da soli. E poi c’è l’uso del cellulare alla guida, intorno al quale c’è tanta ignoranza. Quando ci si mette al volante, non si deve usare, punto. Per me, è paragonabile al mettersi alla guida ubriachi, perché si sa benissimo che si sta esponendo se stessi e gli altri a un pericolo. Per questo, sarei pure d’accordo ad aggravare sanzioni e pene per chi causa incidenti usando il cellulare. Intendiamoci: anche per questo, in via preliminare servono educazione e prevenzione".
Daniele Mannocchi