di Sara
Grilli*
Non è facile in questi giorni parlare di violenza: il caso di Giulia ci ha tutti colpiti nel profondo. Ma il femminicidio è la punta di un iceberg in gran parte sommerso che fatica, nonostante tutto a venire a galla. La violenza sulle donne è un problema che riguarda tutti: trasversale, colpisce ogni strato sociale, senza sconti di classe o di nazionalità. Viareggio in questo non fa eccezione. Eppure abbiamo un centro antiviolenza punto di riferimento per la provincia, un codice rosa che si attiva ogni volta ce n’è bisogno, squadre di professionisti formate per fare presto e bene. Tuttavia non basta. Non basta perché non è facile intervenire anche e soprattutto per la caratteristica intrinseca di questo reato odioso che per la maggior parte dei casi nasce e cresce all’interno delle case, nelle relazioni personali, in quella dimensione di coppia o familiare che dovrebbe essere un rifugio e si trasforma invece in una prigione. Così capita che le donne vittime di violenza non denuncino. E quando lo fanno poi magari ci ripensano. Non perché non abbiano contezza di quanto accade ma per vergogna, per tutelare i figli, oppure perché sono legate a quella persona, ne dipendono magari economicamente o psicologicamente.
Non credo che inasprire le pene, puntare solo sull’aspetto giudiziario del problema possa essere la soluzione: c’è bisogno di un cambiamento profondo che deve coinvolgere tutta la società. Come istituzioni è importante non lasciare queste donne da sole: offrire servizi di sostegno ma anche opportunità lavorative. E poi puntare, coinvolgendole, sulle nuove generazioni. Affidarsi ad immagini che non siano solo stereotipo: insegnare, ed imparare ad usare, un linguaggio che non sia di possesso.
Oggi siamo in piazza per Giulia e per tutte le donne che silenziosamente subiscono: per fare rumore anche per loro.
*Assessore al Welfare Comune di Viareggio