
Il carro dei Cinquini
Viareggio, 5 febbraio 2019 - Sono sbucati fuori dall’hangar, si sono affacciati al sole. Alcuni già pronti per allungarsi fino in Passeggiata, altri invece ancora da rifinire. Ieri, e proseguirà ancora oggi, nel piazzale della Cittadella è cominciata la fase del collaudo dei carri. Un passaggio puramente tecnico, ma che in realtà nasconde nelle pieghe rigide della cartapesta, un sottofondo davvero poetico. Come una prova generale.
Il mascherone che si presenta a testa bassa, prima di offrirsi al grande pubblico. Lo sguardo del carrista che può vedere finalmente la sua creazione spingersi al massimo delle potenzialità. Uno spettacolo per pochi, che è entrato a far parte del rito di avvicinamento al primo corso. Che restituisce il senso di un lavoro artigiano che si fonde all’arte. Il primo sospiro di stupiro, il primo impatto, il primo sguardo critico.
La fondazione ha fissato un termine preciso: una settimana prima del primo corso la struttura portante delle costruzioni di prima e seconda categoria deve, rigorosamente, essere pronta. L’ultima pennellata, il testone da montare, la carretta da rifinire sono, più propriamente, abbellimenti estetici. La pioggia ha impedito però che la scadenza potesse essere rispettata, e così i costruttori hanno atteso la prima giornata asciutta per mettere alla prova i carri, la loro tenuta e la stabilità.
Per il collaudo si sono affidati tutti all’ingegner Alessandro Volpe, che per anni e anni è stato responsabile dei corsi prima di passare il testimone a Paolo Polvani. Che conosce gli ingranaggi, i progetti preliminari, le viscere della costruzioni. Sarà dunque Volpe a consegnare l’esito degli esami all’ingegnere verificatore della Fondazione, Riccardo Mozzi. Che darà l’ultimo via libera per l’uscita, sabato mattina.
Sono giorni frenetici. Caotici come le scintille dalla saldatrice che riempiono fino a buio i baracconi. Sono giorni intensi, come l’odore della vernice fresca che avvolge l’aria. Sono ore da vivere, tentando di sbirciare nelle fessure delle porte socchiuse degli hangar. Ma senza disturbare quella magia. Tutta questo vivrà il suo apice la notte della vigilia. Per quella sera, per venerdì, il Bistrot della Cittadella ha organizzato la «Veglia degli giganti». Un falò, per riscaldarsi e seguire le ultime fasi di lavorazione. Le prove delle coreografie, dell’impianto luci, della musica. L’ultimo momento per noi. Prima che la città, che ha il privilegio di vedere nascere il Carnevale, passo per passo, lo torni a vivere condividendolo. Ormai ci siamo.
Martina Del Chicca