
Carnevale Viareggio
Viareggio, 24 febbraio 2015 - DICONO no all’idea di un Carnevale senza legami con la tradizione viareggina. Nasce su questi presupposti un movimento di pensiero che punta a voler defiorentinizzare la Fondazione Carnevale. Ne sono promotori Chiara Sacchetti, Antonella Serafini e Patrizia Lombardi. Hanno elaborato un manifesto di pensiero intitolato emblematicamente «Riprendiamoci il Carnevale» al quale hanno già aderito una sessantina di persone, fra cui ex presidenti della Fondazione Carnevale, come Stefano Pasquinucci, membri dei vari consigli o commissioni che si sono alternati nel tempo, storici, intellettuali, artisti, gente comune. «Non vuole essere in alcun modo – dicono i promotori – una proposta articolata per il Carnevale di Viareggio, ma solo un ‘input’ per aprire un dibattito e riappropriarci di una manifestazione dalle profonde radici culturali. Il denominatore comune che unisce tutti è una certa visione del Carnevale. Prima di tutto che il Carnevale non si possa festeggiare indifferentemente in qualsiasi periodo dell’anno. Il documento è aperto a chiunque sia nato, viva o lavori a Viareggio». L’adesione al ‘manifesto’ si può dare esclusivamente inviando una mail con scritto “Sì, condivido” all’indirizzo [email protected].
E vediamo i punti salienti di questo manifesto che sabato sarà direttamente consegnato nelle mani del commissario della Fondazione Stefano Pozzoli.
«1. NO al Carnevale tutto l’anno: le feste di Carnevale hanno una radice lontana nella storia; in tutto il mondo cristiano almeno, il carnevale ha un inizio e soprattutto una fine, variabile perché legata alla Pasqua. Non c’entra la religione, se non come un fatto culturale: il Carnevale al di fuori del periodo canonico è un frutto fuori stagione, è fasullo.
2. SI’ al Carnevale come un periodo ininterrotto di feste, baldorie, eventi, sfrenatezze e baccanali concentrate nelle sue date naturali che hanno radice nella cultura popolare. SI’ alla sfilata del Martedì grasso, il giorno in cui si festeggia il Carnevale in tutta Italia e in cui si è conquistata la diretta televisiva pomeridiana (proprio perché è quel giorno e non un martedì qualunque).
3. NO al Carnevale stile rave-party, un prodotto che per essere venduto deve subire manipolazioni e forzature che lo snaturano, omologandolo ad altre feste.
4. SI’ al Carnevale di Viareggio come tradizione unica e irripetibile, grande festa popolare che coinvolge tutta la città, intergenerazionale, e non spettacolo da consumare.
5. NO al Carnevale solo da vendere, da “mostrare”. SI’ al Carnevale di Viareggio come manifestazione da vivere. L’intensa pubblicizzazione deve essere un mezzo per renderla ancora più accattivante, non un fine.
6. NO al Carnevale vissuto solo come un bilancio da pareggiare. Si può riprogettare tutto, dalle sfilate alle manifestazioni collaterali, senza tabù, per ridurre i costi, ma non si possono invertire i termini. SI’ a un bilancio che serva per la manifestazione e non viceversa. Bisogna ricordarsi di mettere alla voce entrate, oltre ai soldi: quantità e qualità di allegria prodotta. Solo se la manifestazione rimarrà fedele a se stessa, potrà distinguersi, attrarre e incassare.
7. NO ad un Carnevale che esclude famiglie e bambini. SI’ a tutte le iniziative che spronano alla partecipazione.
8. NO al Carnevale come sagra della porchetta. SI’ a un Carnevale che include il cibo come arricchimento del Baccanale.
9. NO alla gestione commissariale del Carnevale che ha come solo obiettivo gli incassi e non esita a snaturarne l’essenza e l’identità della manifestazione.
10. NO ad un Carnevale senza inventiva, che attende solo di essere salvato dalla Regione Toscana (quest’anno generosa perché sotto elezioni, ma l’anno prossimo?) o dalla leggina speciale di turno, promessa da quel o quell’altro parlamentare.
11. SI’ a un Carnevale da riprogettare, magari su due o tre anni, raccogliendo le idee dei tanti che veramente ne hanno e le metterebbero a disposizione degli altri, per puro amore di una festa tradizionale, e ormai storica, da conservare».