Aziende in crisi per il personale Il reddito di cittadinanza è finito La realtà è fatta di salari da fame

Se la passano bene solo cuochi di alto livello e bagnini con accordo a forfait. La piaga del nero. Stipendi così non consentono a un giovane di prendere il mutuo casa, sposarsi e fare figli.

Aziende in crisi per il personale  Il reddito di cittadinanza è finito  La realtà è fatta di salari da fame

Aziende in crisi per il personale Il reddito di cittadinanza è finito La realtà è fatta di salari da fame

di Beppe Nelli

VIAREGGIO

"I giovani non vogliono faticare". "Col reddito di cittadinanza non si trova nessuno che lavori in hotel, bagni e ristoranti". "Non vogliono più fare le commesse". "Sabato e domenica non trovo camerieri a chiamata". Sono anni che si sentono questi ritornelli. Del resto, è dai tempi di Carlo Lorenzini che tanti studenti preferiscono il Paese dei Balocchi. Poi però ci sono quelli e quelle che dopo aver sgobbato 8 mesi sui libri, se ne fanno 3 o 4 a sudare come aiuto bagnino o cameriera per farsi la paghetta e dare una mano in famiglia. In medio stat virtus. Ma alcuni, di fronte a un’offerta di lavoro, il dito medio lo alzano.

Per capire la natura di un fenomeno plurifattoriale come il lavoro turistico bisogna eliminare ogni elemento perturbativo. Il Covid ha cambiato l’economia, ma le limitazioni sanitarie non ci sono più. Il turismo balneare è stagionale, i ristoranti d’alto livello aperti tutto l’anno non fanno testo per l’economia di massa, le figure dipendenti apicali nemmeno. In sostanza, questo è ora il mercato turistico versiliese: alta stagione alberghiera per due mesi, più le festività, il Carnevale, molti weekend; ristorazione strapiena nei weekend, per le festività, e tre mesi estivi; commercio nelle zone a mare con picchi in estate, weekend e festività. Le aziende hanno uno stock di dipendenti fissi minimo per l’andamento ordinario (consideriamo che in Italia il netto in busta costa il doppio al datore, tra tasse e contributi), e necessitano di figure temporanee per la stagione estiva, le festività, i weekend. Una volta la massa dei precari poteva contare su una soddisfacente indennità di disoccupazione stagionale, oggi con la Naspi riscuote solo la metà delle settimane con contributi pagati nei quattro anni precedenti. Chi ha lavorato in nero o con evasione paziale, nessuna o poca indennità.

Il contratto nazionale di lavoro del settore turistico è molto datato. Qualche esempio da contratto, con impegno di 6 ore e 40 al giorno. Una cameriera d’hotel ai piani prende al netto a tempo pieno tra i 1.500 e i 1.600 euro al mese. Se fa part-time, 4 ore, scende a mille euro. Stesso stipendio per i camerieri di sala e i lavapiatti, meno per gli avventizi "runner": bel termine inglese per dire portapiatti. I commessi dei negozi hanno vari tipi di inquadramento. Nei contratti Confcommercio e Confesercenti, prendiamo ad esempio chi lavora in Passeggiata, salvo accordi ad personam, lavorando domenica e sere estive, lo stipendio netto si colloca tra 1.300 e 1.800 euro al mese. Ma quando una boutique cerca le commesse, chiede esperienza e conoscenza di un paio di linque straniere.

Discorso a parte è la ristorazione. Se un aiuto cuoco prende minimo 2.500 euro, il primo cuoco può arrivare a 4milla-5mila netti, a seconda del grado di responsabilità direzionale (gli stellati vanno a trattativa personale). Rediscendendo nella scala retributiva del turismo, il minimo contrattuale per un portiere d’hotel che fa 6 ore e 40 minuti è 1.500-1.600 euro. Anche per il turno di notte. In stagione, il servizio al cliente deve essere continuo e quindi ci sono per forza i turni, soprattutto negli alberghi. A chi fa comodo, per esempio donne con famiglia, il contratto part-time a 1.000 euro va bene. Magari anche a chi si sciroppa un part-time di aiuto bagnino sul mare nella pausa pranzo, e poi va a fare il portiere di notte.

Sono soluzioni che danno prospettive ai giovani? Quelli che sì, a frotte preferiscono non lavorare, ma se invece lavorano possono ritenersi soddisfatti? Risolvono la loro vita presente e futura? E’ vero che chi è bravo raggranella mance aggiuntive allo stipendio base. Negli Stati Uniti, per esempio, i camerieri non hanno di fatto salario: per questo nei ristoranti è obbligatorio lasciare il 10% di mancia. Qua è un’altra cosa. Sicuramente a Forte dei Marmi i pourboire piovono, però – se la società è cambiata come dice Maria Bracciotti – di sicuro non è cambiata la separazione sociale: cosa può pensare chi sgobba d’estate e nei festivi per mille o 1.500 euro al mese, di fronte alle persone che dopo la crisi possono spendere e spandere più di prima?

La defunta lotta di classe non c’entra: bollette d’acqua da 400 euro, del gas da 300 euro, dell’elettricità da 200 euro, inflazione al 10% e oltre, mutui casa alle stelle, prezzi del mattone da petrolieri arabi, spesa alimentare come in oreficeria: con i salari del turismo (ma anche di altri settori italiani, meno pagati che nella media europea) un lavoratore è felice? Mette su famiglia? Fa figli? Vive dignitosamente come favoleggia l’articolo 36 della Costituzione?