DONATELLA MILIANI
Cronaca

Lo 'Zar' tra schiacciate, tv e fornelli. "L’augurio per il 2017? Trofei per la Sir"

Il pallavolista ‘spoletino’ Ivan Zaytsev si racconta come atleta, marito, padre e ‘figlio d’arte’

Il campione di volley Ivan Zaytsev

Perugia, 18 dicembre 2016 - Potenza, grinta e carattere fanno rima con «Zar», al secolo Ivan Zaytsev. Un campione nel volley ma anche nella vita. Atleta di fama mondiale, marito e padre, ma anche figlio d’arte. Perchè Ivan, 28 anni trascorsi a pane e schiacciate, ha sicuramente ereditato la passione per il volley dal padre Slava (palleggiatore dell’Urss che ha vinto tutto, dalle Olimpiadi ai Mondiali), e la grande grinta da mamma Irina, campionessa a sua volta ma nel nuoto. Insomma, due colossi.

Come si riesce a emergere con due genitori così imponenti?

«Non è stato facile – risponde –. Diciamo che fino a 18 anni è stato anzi piuttosto complicato. Perchè fino ad allora ho giocato nello stesso ruolo di mio padre, palleggiatore, e il termine di paragone era sempre, ovviamente, il grande campione che era stato lui. Insomma, un bel carico di pressione, soprattutto a livello psicologico».

La svolta?

«Quando ho cambiato ruolo diventando schiacciatore a Roma. Ecco, lì c’è stato il salto di qualità. Finalmente mi scrollavo di dosso il ’marchio di fabbrica’. Un periodo, quello romano, in cui peraltro ho incontrato quella che sarebbe diventata mia moglie. La scelta di andare a convivere è stata importante e decisiva anche per la mia tranquillità. I miei? All’inizio non erano d’accordo. Ma io ho fatto di testa mia e le vittorie che arrivavano mi confermavano che ero nel giusto. Il resto è storia nota».

Lei è ‘spoletino’. Suo padre è stato protagonista della Perestroika: il primo sovietico a giocare nella stessa squadra con un americano. Successe proprio alla Monini. Lui palleggiava e il ‘centralone’ di San Diego, Craig Buck, schiacciava.

«Allora c’erano ancora due blocchi contrapposti. Credo sia stato un bel messaggio al mondo intero. Lo sport serve anche a questo...».

Sposato con la bellissima Ashling, ex modella italo-irlandese e collaboratrice del programma alimentare delle Nazioni Unite (di cui a breve lui diventerà testimonial), il fortissimo schiacciatore/opposto della Sir Safety Perugia e della Nazionale Ivan Zaytsev ha anche uno splendido, adorabile bimbetto che già sgambetta sui parquet delle palestre di mezza Europa: Sasha (diminutivo di Alexander in russo). Spera che anche suo figlio un giorno erediti la stessa passione di famiglia?

«A lui auguro di essere felice e di scegliere liberamente quello che vorrà fare. Certo, il fatto che giri per le palestre del volley di mezza Europa con me mi fa piacere. Il nostro è un ambiente sano, fatto di rispetto delle regole, senso di appartenenza alla squadra. Amicizia e collaborazione vera. Con mia moglie siamo molto contenti che cresca in questo contesto. Le scelte sul suo futuro però, appartengono solo a lui».

Il Natale si avvicina e per chi ha un bimbetto come Sasha è tempo di 'ritornare bambino' e fare acquisti mirati.

«Abbiamo cercato di capire i suoi desideri – spiega il campione –, ma è ancora troppo piccolo. E comunque io e Ashling – confessa – , siamo in alto mare con i regali...».

Già, Ashling, quanto è importante per Ivan?

«E’ il pilastro della mia vita. Lei è di mamma italiana e papà irlandese. Il suo nome, di origini gaeliche, significa sogno, chimera. Incontrarla per caso su dei campi da beach volley che lei frequentava sia pure da spettatrice, è stata un’immensa fortuna. Amici in comune, uno scambio di sguardi e poi la voglia di conoscersi, scoprirsi. Lei – assicura – è bella fuori ma soprattutto dentro...».

Ma per Natale il menù tipico in casa Zaytsev sarà umbro-spoletino, romano, oppure... ?

«Un po’ l’uno e un po’ l’altro. Io? Spadello. Mi piace cucinare i primi piatti in particolare, come l’Amatriciana ad esempio. Credo proprio che il giorno di Santo Stefano la farò gustare ai miei amici».

Dopo aver girato il mondo per un po’, Lo Zar è stato prima a Mosca e poi di nuovo in Umbria. E’ più casa la Russia o l’Italia?

«Casa è una sola: l’Italia. E’ sempre stato così. I miei genitori erano e restano molto ‘sovietici’. Io invece sono italianissimo. Loro, che vivono in Russia, fanno comunque il tifo per me».

Come è stata l’esperienza in Tv a “Selfie”’ in coppia con Catia Ricciarelli?

« Mi è piaciuta. E’ stata un’occasione che mi ha offerto Maria De Filippi. Mi sono divertito e ho parlato anche di volley. Perché ci tengo a dire che io comunque sono e resto un professionista della pallavolo».

Lei è un campione con grande seguito sui social. 380mila seguaci su Instagram, e altrettanti tra Facebook e Twitter. Sente la responsabilità del ruolo?

«Un po’. All’inizio passavo ore a guardare i commenti. Oggi mi sento più maturo. Non subisco più la pressione, vivo la mia realtà, anche digitale, in modo più sereno e consapevole».

Veniamo alla Sir. Cosa porterà il 2017?

«Mi auguro che arrivino giornate, mesi belli da passare insieme. Con tante vittorie e qualche bel trofeo da mettere in bacheca. E’ quello che vogliamo tutti. Presidente Sirci in testa. Con il tecnico Bernardi e gli altri ragazzi stiamo lavorando sodo per questo obiettivo».».

L’augurio ai tantissimi «sirmaniaci»?

«Serenità e un 2017 ricco di soddisfazioni pallavolistiche. Ma anche un palasport strutturalmente all’altezza della situazione. Con un pochino di pazienza e tanta fiducia, che ci mostrano ogni giorno per la verità, tutti insieme ce la faremo!».