LUCA FIORUCCI
Cronaca

Truffa del Superbonus 110%, in tre indagati dalla Finanza. E sequestrati 40mila euro

L’azienda edile avrebbe beneficiato indebitamente dei crediti d’imposta Nei guai madre e figlio amministratori della società e un professionista

Truffa del Superbonus in Umbria

PERUGIA

Madre e figlio , di origini albanesi da tempo residenti in Umbria, sono indagati per truffa aggravata per aver usufruito, stando all’accusa, del Superbonus 110% per dei lavori edili mai eseguiti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori che hanno eseguito gli accertamenti, i due, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto di un’azienda edile, avrebbero ottenuto indebitamente dei crediti di imposta come sconto in fattura per gli interventi di adeguamento previsti per legge, effettuati, secondo le indagini, solo sulla carta oppure non portati a conclusione nei termini dichiarati sulla documentazione.

Per questo, su disposizione del giudice per le indagini preliminari, la Guardia di Finanza di Perugia, delegata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito un provvedimento di sequestro per quarantamila euro di valore."Il provvedimento cautelare – spiega il procuratore Raffaele Cantone –, disposto sia in forma diretta che per equivalente, in ragione della tipologia dei reati, ha avuto ad oggetto una polizza d’investimento risultata essere intestata a una società edile perugina".

L’indagine, nell’ambito della quale è scattato il provvedimento, riguarda l’agevolazione fiscale del Superbonus 110% e ha permesso di ricostruire come l’azienda edile abbia indebitamente beneficiato di crediti d’imposta. Più nel dettaglio, alla data indicata come fine dei lavori, alcuni interventi sarebbero risultati non effettuati o sarebbero stati privi dei requisiti richiesti per poter usufruire delle agevolazioni. Il meccanismo illecito sarebbe stato “perfezionato“, sempre da quanto emerge dagli accertamenti della Guardia di Finanza, grazie all’intervento del direttore dei lavori, il quale avrebbe predisposto e sottoscritto documentazione tecnica che, poi, sarebbe risultata essere falsa. All’esito degli accertamenti si è proceduto a contestare il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nei confronti di madre e figlio, mentre per il professionista risultato coinvolto nella vicenda si è ipotizzato, oltre al concorso nella truffa, anche la falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

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