REDAZIONE UMBRIA

Rita Pavone in tribunale col marito. Teddy Reno vittima dei truffatori

In ballo la storica Villa Ricordi. Parte offesa anche un magistrato

Teddy Reno e Rita Pavone

Perugia, 5 ottobre 2017-  RITA PAVONE e Teddy Reno. La coppia che non t’aspetti di incontrare per i corridoi del tribunale penale di Perugia. E invece, ieri mattina, hanno atteso come tutti gli altri il momento in cui il giudice ha chiamato la loro causa.

TEDDY Reno, al secolo, Ferruccio Merk, è finito infatti invischiato in una storia di truffe che ha coinvolto (come parte lesa) anche un magistrato di Velletri e ieri mattina è arrivato a Perugia per testimoniare quanto gli era accaduto al giudice Giuseppe Narducci. I due, che sono rimasti in giro per le aule di tribunale qualche ora, non sono ovviamente passati inosservati ma a chi li ha avvicinati per chiedere se volessero dire qualche cosa i due hanno spiegato di non voler commentare in nessun modo la vicenda che li ha visti coinvolti, seppure come parti lese, e hanno anche evitato di essere fotografati.

IL CELEBRE Teddy Reno infatti sarebbe stato raggirato da un uomo che gli aveva proposto di ricomprare ad un prezzo molto vantaggioso ‘Villa Ricordi’, nel Lazio, che lui aveva ceduto nel 2008 per oltre due milioni di euro. La villa era stata davvero pignorata al nuovo proprietario, e, nel 2012, l’odierno imputato aveva proposto a Teddy Reno di riprenderla indietro tramite una «non meglio dettagliata operazione di ‘licitazione privata». Invece, come hanno appurato le indagini, l’unico intento di quell’uomo era truffare il cantante, nonostante «il vincolo di fiducia» che c’era tra i due per le «prestazioni d’opera» che l’imputato aveva fatto per le molte associazioni culturali del produttore discografico.

E, NEL CORSO del tempo, tra gli anni 2012 e 2013, «approfittando anche della sua età», Reno – assistito dagli avvocati Sergio Fifi di Perugia e Rocca Maria Auletta del foro di Pescara – che ha oggi 91 anni, gli avrebbe spillato 138mila euro. Secondo quanto l’imputato gli raccontava, con tanto di ricevute e documenti falsificati, quei soldi andavano al custode giudiziario della villa.

INVECE, è emerso che il denaro era rimasto nelle mani del 53enne romano che ha addirittura affermato di poter pilotare l’asta, «grazie alle proprie competenze professionali per le quali avrebbe potuto utilmente operare all’interno del sistema del personale, degli ausiliari nonché dei magistrati del tribunale di Velletri», di cui ha anche falsificato la firma. E’ per il loro coinvolgimento che il procedimento è approdato al tribunale di Perugia. Si torna in aula il 15 novembre prossimo.

Francesca Marruco