
Una torre alta 27 metri, con due ascensori in vetro capaci di superare in 14 secondi un dislivello di 22 metri e condurre cittadini e turisti dall’antica Porta Orvietana in via Termoli e, da lì, ai Giardini Oberdan
Una struttura moderna incastonata nella storia millenaria della città, per alcuni un ‘monumento’ che unisce funzionalità e identità, un’offesa al ‘bello’ per altri. Il nuovo impianto di risalita, che integrerà quello vetusto (e mai funzionante appieno) di Porta Orvietana, a distanza di pochi giorni dalla sua inaugurazione, fa discutere, diventando un caso anche politico. Si tratta di una torre alta 27 metri, con due ascensori in vetro capaci di superare in 14 secondi un dislivello di 22 metri e condurre cittadini e turisti dall’antica Porta Orvietana in via Termoli e, da lì, ai Giardini Oberdan. A tanti non piace, uno sfregio al paesaggio della Valle Superiore, troppo invasivo per Todi; a tanti altri appare come un’opera di buona ingegneria, un simbolo di rigenerazione e continuità storica che va a riattivare il senso originario della Porta Orvietana, antico varco d’ingresso alla città. Certo è che l’opera - al di là del giudizio soggettivo - ha avuto il placet della Sovrintendenza ed è stata progettata per garantire un accesso comodo al centro storico. La firma è dell’architetto Antonio Corradi, lo stesso che ha seguito il restauro della Torre di Palazzo dei Priori. "L’opera – afferma il sindaco Ruggiano – si inserisce nel piano di ristrutturazione dei parcheggi e dell’accesso alla città; da oltre 1500 anni ci si è posto il problema di come risalire verso una zona straordinaria, che una volta non c’era. Dal momento in cui la Porta è scivolata a valle non siamo riusciti a ottenere un risultato degno per la risalita. Oggi, una nuova realizzazione, due ascensori che porteranno in maniera indipendente 30 persone alla volta".
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