Studente italiano incaprettato a Miami: "Mi sentivo senza scampo, ho sofferto come un cane. Di notte non dormo e urlo"

Il 25enne Matteo Falcinelli arrestato in Florida: l’esperienza da calciatore mi ha aiutato psicologicamente. "Ho subito danni ai nervi delle mani per colpa delle manette. Cosa ho fatto per meritare questo?"

Roma, 5 maggio 2024 – “Ogni mattina è come se fosse accaduto ieri e invece sono passati due mesi. Ma la mia testa è sempre lì, in quella cella, in quel dolore che non passa, oltre le mani addormentate per le manette troppo strette, oltre la schiena che fa male. È tutto ancora dentro la mia testa".

Sono incubi a occhi aperti quelli di Matteo Falcinelli, lo studente spoletino che racconta l’orrore dopo averlo vissuto sulla propria pelle. E lo fa con parole lievi e un po’ goffe che solo i ragazzi cui hanno rubato i sogni sanno pronunciare.

“In quei giorni terribili mi sentivo una pedina nelle mani di altri". Gli altri erano quelli che lo hanno torturato in una caserma di North Miami Beach legandogli le mani alle caviglie e tirando, tirando nonostante le suppliche, e lasciandolo lì per tredici interminabili minuti con il rischio che morisse soffocato.

Alcuni frame dei video di Matteo Falcinelli nella stazione di polizia
Alcuni frame dei video di Matteo Falcinelli nella stazione di polizia

Senza alcun motivo, sempre che un motivo per torturare un ragazzo esista davvero.

"Quando mi hanno portato in carcere avevo perso ogni speranza: non potevo telefonare a nessuno, mi sono sentito abbandonato nel dolore e nel freddo di quella prigione. Pensavo solamente ’Ma qualcuno saprà che sono qui? Che fine farò? Resterò qui per sempre. È stato difficile, tanto difficile e lo è tuttora anche soltanto tentare di uscire con la mente da quando ho vissuto".

È la speranza che ti tiene in vita. E laggiù non c’era nemmeno quella.

Matteo non sapeva che il suo compagno di stanza al campus lo stava cercando ovunque, fino a rintracciarlo al Tgk Correction Center dove era stato portato dopo il passaggio alla stazione di polizia e in ospedale per le ferite riportate durante l’arresto. E a pagare la cauzione di 4mila dollari per farlo uscire.

“Io non ero a conoscenza di quanto stava accadendo là fuori e mi sentivo come un animale in trappola, senza via d’uscita ma lui fortunatamente ha trovato la strada. E solo quando finalmente ho potuto sentire la sua voce ho pensato che potevo farcela. È una persona d’oro. Non so cosa avrei fatto senza il suo aiuto. Non era in alcun modo obbligato ma l’ha fatto, e l’ha fatto con il cuore quando si è accorto che non ero rientrato al campus. Questo non lo dimenticherò mai".

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Ma oggi che Matteo Falcinelli, 25 anni, studente negli States dove frequenta un master alla Florida international university, si è svegliato inondato dai messaggi di amici e sconosciuti, gli sembra di vivere una realtà parallela e inattesa. "Avevo detto io alla mamma che avrei voluto condividere la mia storia perché non accada mai più quello che ho subito io, perché non è giusto. Però sono sempre stato tanto riservato e accorgermi di tutta questa attenzione su di me mi sembra così strano. Sai, io non sono abituato e mi sento come lo spettatore del film della mia vita. Però mi dà conforto e vi ringrazio tutti perché quello che tanti stanno facendo per me è importante".

A Miami è ormai mattina quando Matteo risponde al cellulare all’interno del campus: non c’è un sito, una tv, un giornale che non parlino di lui. Della sua storia, della sua tragedia di studente all’estero, di quei video choc in cui viene incaprettato per tredici interminabili minuti tra urla strazianti e invocazioni di smetterla.

"Soffrivo come un cane e mi chiedevo cosa avessi fatto di male per meritare tutto quello. Ancora oggi non ho una risposta".

Ma al di là del dolore fisico è il tutto il resto che non sembra poter passare. "Come sto? Ho ancora le mani addormentate, sai a volte sembrano che migliorino e poi ieri la destra continuava invece a vibrare come se mi dessero la scossa. Mi hanno detto che ho dei danni ai nervi delle mani dovuti alla manette strette e poi mi fa male la schiena. Ma tutto questo penso possa passare. Il resto non lo so. Lo sogno ogni notte. Mi sembra tutto difficile, sì, tanto difficile".

"Credo anche che la mia esperienza di calciatore, quindi sportivo abituato alla fatica, mi abbia aiutato a sopportare l’indicibile".