
. Sul podio Mimma Campanale, alla guida. dell’. Ensemble Calamani per il debutto di “Nanof, l’altro“. , nuovo allestimento del Teatro Lirico Sperimentale “Belli“
L’elogio della creatività come antidoto alla pazzia e atto di ribellione inaugura la 79esima Stagione Lirica Sperimentale con una prima rappresentazione assoluta, commissionata dal Lirico Sperimentale “Belli“: “Nanof, l’altro“, opera in un atto di Antonio Agostini su libretto di Chiara Serani e dello stesso Agostini con la collaborazione di Davide Toschi, in scena al Caio Melisso stasera per l’anteprima, poi domani e sabato (sempre alle 20.30) e domenica alle 17.
Si ispira alla vera storia di Oreste Fernando Nannetti, scienziato che tra gli anni ’60 e ’70 fu internato nel manicomio di Volterra, dove con la fibbia di una cintura incise un enorme e misterioso graffito. "Inventò un nuovo suggestivo vocabolario che continua ad attirare l’attenzione di studiosi di lingua e linguistica" dice Enrico Girardi, direttore artistico dello Sperimentale.
Per la prima volta nella storia dello Sperimentale, sale sul podio una direttrice d’orchestra, Mimma Campanale. La sua presenza alla guida dell’Ensemble Calamani, composto da soli uomini – assume un valore significativo, in sintonia con lo spirito di “Nanof, l’altro“, che esalta la creatività come forma di espressione e libertà. "Abbiamo scritturato Mimma Campanale – dice Girardi – perché è musicista autorevole e già molto esperta, nonostante la giovane età, nei linguaggi, negli stili e nelle tecniche di quel “campo minato” che la musica d’oggi, che non segue più una linea dominante ma un’ampia molteplicità di soluzioni". La regia è di Alessio Pizzech, scene di Andrea Stanisci, costumi di Clelia De Angelis. Con l’Ensemble Calamani, il Coro (maestro Mauro Presazzi) e i solisti dello Sperimentale: Marco Guarini e Davide Peroni (Nanof), Emma Alessi Innocenti e Francesca Lione, Sathya Gangale e Giuseppe Zema, Nicola Di Filippo e Paolo Mascari, Stepan Polishchuk e Dario Sogos. "La figura di Nanof – dice il compositore Agostini – rappresenta per me un modello umano contemporaneo, per la necessità compositiva di affrontare con la musica il rapporto del “matto” con il “normale” e l’esigenza di una comunicazione umana profonda in un’epoca come la nostra che sembra spingere all’alienazione e alla solitudine". Per il regista Pizzech: "Questo lavoro ci porterà ad esplorare l’universo interiore di Nanof come metafora per comprendere che l’Altro rappresenta una straordinaria possibilità di crescita individuale e collettiva".
Sofia Coletti