CRISTINA CRISCI
Cronaca

Sagemcom, 40 lavoratori da salvare. Ma nel primo tavolo non c’è intesa

Incontro tra sindacati, multinazionale e Confindustria per l’azienda di Garavelle. Fumata grigia sul piano

Il Consiglio comunale di Città di Castello ha già espresso solidarietà ai lavoratori

Il Consiglio comunale di Città di Castello ha già espresso solidarietà ai lavoratori

"Salviamo lo stabilimento di Città di Castello della Sagemcom, chiediamo che vengano ritirate le procedure di taglio del personale": è l’ennesimo accorato appello dei 40 lavoratori dell’azienda per i quali il 2025 si è aperto con lo spettro del licenziamento. Non c’è ancora una soluzione, la situazione è complessa e al vaglio delle parti. In termini tecnici quello di ieri è stato un incontro interlocutorio, nessuna soluzione ufficiale è emersa. Se ne riparlerà ancora il prossimo 28 gennaio, data nella quale è stato fissato un nuovo tavolo di confronto tra le parti.

Ieri mattina nello stabilimento della Sagemcom di Garavelle (per altro in vendita dal mese di novembre) a porte chiuse, si sono incontrati i rappresentanti del sindacato (Fiom Cgil), il legale che segue i lavoratori, un rappresentante della multinazionale che fa capo a Sagemcom e un altro di Confindustria Umbria.

Dipendenti e sindacati hanno messo sul tavolo alcune proposte per salvare il sito produttivo e con esso i livelli occupazionali, posizione rafforzata anche dall’avvenuto coinvolgimento delle istituzioni fra cui Regione dell’Umbria e Comune tifernate che hanno garantito la massima collaborazione per il mantenimento di questo sito di produzione. La proposta avanzata prevede per grandi linee un percorso di ritiro dell’annunciato taglio del personale attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione) con un conseguente piano di ‘salvataggio’ dei livelli occupazionali. Alla luce di questa proposta, il sindacato e la Rsu sono stati riconvocati in un ulteriore confronto per il 28 gennaio.

Il caso Sagemcom si era aperto col nuovo anno quando la multinazionale francese che gestisce l’azienda aveva annunciato di aver aperto la procedura di licenziamento collettivo per 40 lavoratori, età media 50 anni. Il gruppo progetta e costruisce contatori del gas, solo per le utenze domestiche e la crisi è legata al venir meno di una importante commessa. Nel caso di mancato accordo, a disposizione per appositi tavoli anche la Regione dell’Umbria in particolare l’assessore Francesco De Rebotti messo a conoscenza di questa che è la prima procedura di licenziamento collettivo attivata in Umbria nel 2025.

La vertenza è stata affrontata anche nel recente consiglio comunale di Città di Castello con unanime solidarietà da parte dei gruppi consiliari e tanta preoccupazione per le ricadute in termini sociali nel territorio.