Rapine ai distributori. In cella uno della banda che seminò il terrore

Ventiduenne di origini magrebine e residente a San Giustino, dovrà scontare tre anni e un mese. Sorpreso con la droga all’arresto: denunciato.

Rapine ai distributori. In cella uno della banda  che seminò il terrore

Rapine ai distributori. In cella uno della banda che seminò il terrore

Aveva partecipato a entrambe le rapine che nel dicembre del 2022 seminarono il terrore nei distributori tra Altotevere umbro e Valtiberina toscana: ora è stato arrestato. Uno dei cinque componenti della banda è finito in carcere in esecuzione di un ordine emesso dall’ufficio esecuzioni penali della Procura di Perugia in base alla sentenza di condanna definitiva. Si tratta di un 22enne di origine magrebina, residente a San Giustino: deve rispondere dei due episodi di rapina aggravata in concorso. Il primo il 23 dicembre 2022 a danno del distributore della frazione di San Secondo (con tanto di machete, 2mila euro il bottino). La seconda rapina quattro giorni dopo nell’area di servizio di Pieve Santo Stefano dove però non andò a buon fine e i rapinatori furono costretti a scappare. Per il ragazzo fu emessa una pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Avendo già scontato ai domiciliari circa 7 mesi, dovrà espiare 3 anni e 1 mese in carcere. Nel corso delle operazioni relative all’esecuzione della misura, i militari hanno svolto una perquisizione personale e hanno rinvenuto 10 grammi di hashish: il 22enne, quindi, è stato denunciato. Il cerchio attorno agli autori delle rapine si era chiuso a marzo 2023 quando i carabinieri avevano arrestato anche il quinto e ultimo componente della banda, un macedone di 19 anni, da tempo residente a Città di Castello, già ai domiciliari. Le indagini erano iniziate subito dopo le rapine. Gli investigatori avevano incrociato le testimonianze, per poi passare alle immagini delle telecamere. Da lì erano giunti all’identificazione della banda, composta da cinque persone. Le indagini avevano inoltre documentato, in maniera dettagliata, anche il “modus operandi“: ognuno di loro aveva compiti ben definiti.

Due entravano nelle attività con il volto travisato, armati di machete o roncola e, dopo aver minacciato i presenti, si facevano consegnare gli incassi. Fuori ad attenderli in auto o nelle vicinanze, come "pali", gli altri componenti. Alla fine di febbraio 2023 i carabinieri tifernati, insieme ai militari di Sansepolcro, avevano arrestato e portato ai domiciliari con braccialetto elettronico quattro dei cinque componenti della banda: un 24enne di origine argentina; un coetaneo di Città di Castello e il ragazzo residente a San Giustino ora in cella. Un 28enne cittadino ghanese era stato denunciato.