
Ast tra costi energetici, investimenti e accordo di programma dimenticato
Il Comune chiede un incontro urgente alla neogovernatrice Stefania Proietti su Ast, la cui situazione viene definita "pericolosa" dall’assessore allo sviluppo, Sergio Cardinali. "Questa la condizione di incertezza che vive la siderurgia italiana ed europea - spiega Cardinali - che a fronte di mancate scelte rischia di produrre uno tsunami nel settore manifatturiero italiano. Più si attarda una scelta necessaria dei vertici di Bruxelles rispetto alla difesa necessaria del proprio patrimonio industriale, più si rischia di vedere una nuova geolocalizzazione del sistema produttivo senza la presenza dell’antico continente dal quale è partita la prima vera rivoluzione industriale". "A Terni e in Umbria - continua – diventa sempre più evidente la difficoltà di tenere in equilibrio la produzione industriale e le criticità della filiera meccanica “del tubo” che vede crescere nuove difficoltà, che rischiano di produrre danni irreparabili in termini economici ed occupazionali. Gli scioperi in atto da parte delle organizzazioni sindacali, le risposte a difesa delle scelte aziendali rese dalla proprietà Arvedi a tutela degli investimenti già effettuati, le sollecitazioni all’Europa da parte dell’ad Caldonazzo, rischiano di creare le condizioni di una tempesta perfetta che si abbatterà sull’Umbria aprendo una fase estremamente delicata". Da qui la richieta d’incontro alla presidente Proietti, ai sindacati e alle associazioni datoriali.
SCIOPERO Intanto sono fissate dal 2 al 5 dicembre le assemblee dei lavoratori di Ast e Tubificio chiamate a decidere, nell’ambito del confronto sul rinnovo del contratto nazionale, la modulazione del pacchetto di otto ore di sciopero già deciso, dopo le ore di astensione dal lavoro dello scorse settimane che avevano riscosso un’adesione del 95%, spingendo per altro il presidente di Ast, Giovanni Arvedi, a scrivere una lettera ai dipendenti evidenziando, tra l’altro, come lo sciopero fosse "un danno per tutti".
THYSSENKRUPP Fa decisamente effetto a Terni il taglio di 11mila posti di lavoro in sei anni annunciato dalla multinazionale tedesca, fino a due anni e mezzo fa, al rilevamento da parte del gruppo Arvedi, proprietaria di Acciai speciali Terni, che ha gestito per un ventennio. Il gruppo siderurgico, un tempo sinonimo della potenza industriale tedesca, da qui al 2030 eliminerà 11mila posti di lavoro, di cui 5mila tagli effettivi e 6mila trasferiti a fornitori esterni o comunque ‘esternalizzati’, su un totale di circa 27mila occupati.
Ste.Cin.