
L'esterno della casa, nel riquadro la vittima
Città di Castello, 31 dicembre 2015 - CI SONO due elementi - e forse più - che raccontano un giallo. La ferita da taglio al mento trovata sul corpo martoriato di Annamaria Cenciarini, 55 anni, casalinga, una delle circa dieci coltellate tra cui quella mortale che le ha reciso la carotide; e la ferita ‘fresca’ alla caviglia di Federico Bigotti, 21 anni. Il figlio che era con lei al momento della tragedia. L’unico testimone di un mistero che con le forme del codice penale si chiama al momento omicidio. Anche se gli inquirenti tengono aperta la finestra del suicidio, per quanto anomalo, in attesa che il medico legale, Laura Panatta, sciolga la riserva sulla profondità e direzione dei fendenti che hanno massacrato la donna.
A Varesina, in un casolare modesto, in cima ad una collina dove non si arriva per caso, sono circa le 9.30 quando l’incubo prende il colore del sangue. In casa Annamaria, 55 anni, in pensione e una vita segnata da qualche problema fisico e la grande preoccupazione per il figlio minore, senza lavoro e con un passato pieno di problemi e lui, il testimone spaventato. Il marito Antonio è al lavoro, in azienda.
RACCONTERÀ Federico ai familiari di aver sentito le urla della madre mentre dormiva in camera al piano superiore e di essere andato di corca in cucina trovandosi dinanzi una scena raccapricciante: la madre che si autoflagellava con un coltello da cucina. Lui avrebbe tentato invano di disarmarla e poi, spaventato sarebbe tornano in camera. Da lì ha chiamato il fratello e il padre, entrambi al lavoro. Solo dopo il loro arrivo nel casolare sono stati allertati i carabinieri. Il coltello era già stato spostato e forse Federico, sporco di sangue si era cambiato. I carabinieri hanno comunque sequestrato tutti gli indumenti, il coltello per le impronte. Sigillato anche il casolare dei misteri.
A VARESINA si sono riversati i carabinieri della compagnia di Città di Castello, quelli del Reparto operativo del comando provinciale con il maggiore Domenico Mastrogiacomo e il colonnello Cosimo Fiore. Sul posto il procuratore aggiunto, Antonella Duchini, il pm che, tra l’altro, nel 2007 incastrò Roberto Spaccino per l’omicidio della moglie che lui sosteneva essere stato commesso dai rapinatori; insieme al sostituto di turno, Carmen D’Onofrio.
DOPO il sopralluogo nel casolare Federico è stato portato in ospedale per l’ispezione esterna – anche alla caviglia – e le analisi tossicologiche per verificare se, nelle ultime ore, avesse assunto qualche tipo di sostanza. Poi lui, il fratello maggiore, il padre e la cognata della vittima (la moglie del fratello del padre) sono andati in caserma, a Città di Castello per essere sentiti a sommarie informazioni. Confronti serratissimi e lunghissimi. Dai quali è emerso che Annamaria non soffriva di problemi psicologici che potrebbero averla indotta ad un gesto tanto disperato; mentre Federico stava attraversando un altro momento difficile dopo un dimagrimento pesantissimo (decine e decine di chili) e una sorta di apatia che lo faceva rimanere chiuso in casa. Solo in serata è toccato a Federico rispondere alle domande puntigliose dei pm.