Non solo contadini: arte del commercio senza tasse

La Repubblica di Cospaia, indipendente per 4 secoli grazie al contrabbando, fu divisa nel 1826 tra lo Stato Pontificio e la Toscana, ponendo fine a un'epoca di anarchia.

Gli abitanti della piccola Repubblica di Cospaia rimasero indipendenti per circa quattro secoli. Le coltivazioni, in particolare grano e tabacco, rendevano bene anche perché esenti da tasse. Le merci circolavano liberamente verso gli stati confinanti, trasportati da uomini giovani e robusti detti “spalloni”, attraverso un sentiero di 12,5 km, nominato poi “dei contrabbandieri”. I contrabbandieri caricavano sulle spalle i sacchi con dentro la merce e praticavano il loro “mestiere” sfidando la pioggia, la neve, il sole ma anche, a volte, le guardie delle dogane degli stati confinanti. Ad un certo punto i due governi, toscano e pontificio, decisero che quella situazione doveva finire: con il pretesto del contrabbando fuori controllo, pensarono di mettere fine a questa situazione di anarchia. Nel 1825, in paese, arrivarono i delegati di Roma e Firenze per convincere i capifamiglia ad accettare un’annessione pacifica e fissare nuovi confini. Si accordano per spartirsi il territorio. L’11 febbraio 1826 fu decisa la spartizione di Cospaia: 293 persone e 55 case andarono allo stato pontificio; 80 persone e 10 case rimasero al granducato di Toscana. Ad ogni abitante di Cospaia fu donato un “papetto”, una monetina che valeva 1/3 di scudo. Per festeggiare, il Papa ordinò che venissero sparati 200 colpi di mortaio che decretavano la fine dei 385 anni di Repubblica anarchica nata da un errore topografico.