
Lavoratori nello stabilimento di San Sisto
Perugia, 5 ottobre 2017 - «A regime lo stabilimento Perugina darà lavoro a oltre 600 persone confermandosi fra i maggiori player del mercato del cioccolato in Italia per numero di occupati e la fabbrica Nestlé con il maggior numero di addetti nel nostro Paese»: la multinazionale svizzera contesta oggi le affermazioni dei sindacati nazionali di settore e, in vista dello sciopero degli stabilimenti del gruppo, ricorda che il piano di investimenti 2016-2018 «supera i 200 milioni di euro per lo sviluppo industriale e commerciale dei marchi chiave del Gruppo in Italia». Smentendo «l'affermazione di chi sostiene che stiamo smantellando l'assetto industriale italiano», Nestlè - in un lungo comunicato - ricorda che nell'alimentare «è il Gruppo che in Italia conta il maggior numero di stabilimenti produttivi: undici, dislocati in tutto il territorio nazionale, che danno lavoro a migliaia di persone, senza contare l'indotto». Nestlè ricorda che «tutti i piani di sviluppo e trasformazione in atto sono stati condivisi e sottoscritti con le parti sociali: in particolare il piano Perugina, il piano Benevento e la riorganizzazione dei servizi presso la sede di Nestlé Assago sono stati oggetto di un accordo sottoscritto con il ministero del Lavoro e le organizzazioni sindacali il 17 gennaio 2017».
Obiettivo del Gruppo «accelerare la crescita organica rispetto all'attuale +3,2%, attraverso investimenti sui volumi degli stabilimenti e il recupero di efficienza, come stiamo facendo in Italia. In questa chiave, se il progetto per Buitoni prevede circa 150 posti di lavoro aggiuntivi entro il 2020, il piano per lo sviluppo sostenibile di Perugina affronta responsabilmente e per tempo la situazione preesistente degli esuberi, per i quali, dal 2014, è stata attivata la Cigs, non rinnovabile da giugno 2018. Il piano, di cui - ribadisce Nestlè - i sindacati sono a conoscenza avendolo firmato presso il ministero del Lavoro, contiene il preciso impegno a ricollocare almeno il 70% degli esuberi presso aziende terze o presso altre unità del Gruppo Nestlé in Italia». Infine, Nestlè precisa che «nessun 'fondo aggressivò ha preso il controllo di Nestlé: Third Point ha una quota del 1,25%, una quota di rilievo per un Gruppo ad azionariato diffuso come il nostro, ma che è oggettivamente impossibile definire 'di controllo'».