REDAZIONE UMBRIA

"Nessun abbigliamento vietato", il sindaco di Terni difende l'ordinanza antiprostituzione

Il caso è ormai nazionale. Il segretario umbro del Pd attacca il primo cittadino: "Chieda scusa alle donne". Il Comitato delle prostitute: "Pronte a impugnare il provvedimento"

Leonardo Latini, sindaco di Terni

Terni, 29 ottobre 2021 -  Crescono, invece di attenuarsi, le polemiche sull'ordinanza anti-prostituzione del sindaco Leonardo Latini, ormai da giorni tema di dibattito nazionale. L'ordinanza “contro minigonne e scollature”, così viene definita alla rinfusa. Lettura che il primo cittadino respinge: “Se si legge il provvedimento attentamente e con uno spirito laico ci si accorge che non è vietato alcun tipo di abbigliamento particolare da parte di nessuno, ma che c'è solo la volontà di contrastare un fenomeno. Occorre leggere bene e non estrapolare singole parole, perché altrimenti si rischia di strumentalizzare il tutto”. Così Latini, risponde alle critiche suscitate dall'ordinanza in cui si vieta “a chiunque” di mantenere un “abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo e di mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione”.

L'ordinanza è stata adottata la prima volta il 24 luglio dello scorso anno, poi prorogata e reiterata nel momento in cui – continua il sindaco - c'è stata segnalata una recrudescenza di certi tipi di fenomeni e dopo averne discusso nel Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza. Di ordinanze come questa ce ne sono a decine in Italia e sono state adottate da sindaci di centrodestra e di centrosinistra”.

Ma il segretario regionale Pd, Tommaso Bori, rincara la dose: “Il sindaco Latini chieda scusa alle donne, ritiri l’indegna ordinanza sul divieto di indossare abiti succinti e si occupi, davvero, del degrado della sua città, sempre che ne sia capace, altrimenti rassegni le sue dimissioni”. Sulla vicenda interviene anche il “Comitato diritti civili delle prostitute”, che si dice pronto a impugnare il provvedimento. “Queste ordinanze sono indecenti, al limite della costituzionalità. Se avremo l'occasione impugneremo davanti al Tar anche questa ordinanza, come abbiamo fatto in passato in altre città - sottolinea Pia Covre, del Comitato -. I sindaci non possono basarsi su un loro pregiudizio e non possono impedire il lavoro sessuale che non è illegale, né fare ordinanze che cozzano contro le leggi e vanno oltre i loro poteri. La libertà di agire e la libertà di movimento sono diritti garantiti”.  

Stefano Cinaglia