ANNALISA ANGELICI
Cronaca

Muore a 17 anni dopo le chemio: "Vogliamo giustizia per il nostro Alex"

La battaglia dei genitori per la verità. A dicembre si torna in aula per ascoltare gli esiti della consulenza chiesta dal giudice. "Stava male, perdeva sangue ma ci dicevano che era normale". Otto medici indagati: l’accusa è omicidio colposo

Alex Mazzoni, morto a diciassette anni

Alex Mazzoni, morto a diciassette anni

Perugia, 13 novembre 2023 – Elena e Stefano stanno uscendo dal cimitero. È domenica pomeriggio, è quasi buio. Tornano lì appena possono, tornano da Alex: solo accanto alla tomba che custodisce il loro ragazzo, è davvero famiglia. Un pellegrinaggio continuo, straziante ma indispensabile come l’aria, che va avanti da quando, l’11 marzo del 2020, il cuore del ragazzo di diciassette anni ha cessato di battere. Alex Mazzoni è morto in ospedale, al Santa Maria della Misericordia, dopo un mese di ricovero e quattro cicli di chemioterapia.

Per il suo decesso otto medici sono indagati (difesi dagli avvocati Giancarlo Viti e Gianni Zurino): il reato ipotizzato è omicidio colposo. E il 18 dicembre si tornerà in aula: sarà discussa la consulenza voluta dal giudice e affidata a tre periti. Al medico legale dell’ospedale Careggi di Firenze, Beatrice Defraia, all’ematologo dell’Università di Firenze, Alberto Bosi, e al chirurgo Paolo Fabbrucci è stato affidato il compito di fare chiarezza su quella morte.

I genitori di Alex (assistiti dal legale Francesco Paolieri), infatti, si erano opposti alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta. "Vogliamo sapere la verità e chiediamo che, se ci sono delle resposabilità nella morte di nostro figlio, i responsabili paghino", dicono oggi, dopo tre anni e otto mesi di dolore e battaglie. "Non ci arrenderemo mai, finché non sarà fatta chiarezza, finché non ci diranno perché il nostro Alex non c’è più".

Il diciassettenne era stato ricoverato il 10 febbraio per una leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Stefano ed Elena in quei giorni drammatici erano lì, in ospedale, e raccontano che vedevano le condizioni del loro ragazzo peggiorare, dopo ogni chemio: "Perdeva sangue, ogni volta che andava al bagno. E noi chiedevamo perché ogni giorno. I medici ci ripetevano che era normale, che era una conseguenza della chemio – dicono oggi, come fosse accaduto ieri –. Ma dopo ogni chemio a noi sembrava peggio. E lui diceva di avere dolori allo stomaco e all’intestino. Gli facevano trasfusioni, di sangue e plasma. Gli è venuta la mucosite. Noi vedevamo che stava peggio. E lo dicevamo ai medici. Alex andava al bagno con un contenitore, era tutto sangue. Gli hanno fatto una rettoscopia, non una colonscopia che è un esame più approfondito: ci hanno detto che c’erano delle ulcere e che erano quelle a creare problemi. Ci hanno detto che quell’esame poteva essere evitato. Ma noi vedevamo che le cose non andavano bene". 

Tanto che al momento del quarto ciclo di chemioterapia Stefano ed Elena si sono chiesti quanto fosse opportuno: "Lo abbiamo detto ai medici, abbiamo rappresentato con forza tutte le nostre perplessità". Il quarto ciclo è stato fatto. "E la sera stessa è stato il disastro. Il medico che gli ha fatto la prima scintigrafia ci ha detto che dovevamo solo pregare. Ma come, gli ho risposto, l’altro giorno ci avete detto che dopo la quarta chemio lo avremmo portato a casa e ora mi dite che devo solo pregare? Non c’è stato niente da fare", dice il papà di Alex. Elena e Stefano si fermano un attimo nel racconto come se, ancora, dovessero prendere coscienza che quella tragedia ha investito proprio loro. Ma dura poco, perché il bisogno di verità ha la meglio: "Ho chiamato la polizia, è arrivata la volante. Il giorno dopo ho presentato denuncia al posto fisso". Poi l’autopsia ("I risultati ce li hanno dati dopo un anno!": racconta Stefano) e la battaglia legale, a suon di perizie. Il 18 dicembre si torna in aula.