
Donatella Lucaccioni con i bambini della missione
Città di Castello (Perugia), 13 agosto 2019 - «Un'esperienza che farà parte della mia vita per sempre: ho tanto amore da donare, ma quello che io ho ricevuto indietro è talmente grande, che la mia anima si è arricchita. Se questa mia scelta arriverà un po’ al vostro cuore allora vuol dire che è stata una scelta davvero giusta»: sono le parole di Donatella, la mamma di Lamberto Lucaccioni il ragazzo che a 16 anni morì – -nel luglio di 4 anni fa – per una pasticca di ecstasy durante una serata al Cocoricò. Da allora molte cose sono cambiate: la discoteca di Riccione, anche sulla scorta di questa vicenda, ha chiuso i battenti, c’è stato un processo, decine di iniziative di sensibilizzazione rivolte ai giovani in tutta Italia.
Più di tutto però c’è stato tanto dolore da rielaborare, il dolore più grande per i genitori di questo ragazzo. Donatella e Livio, insieme, hanno cercato in ogni modo nonostante la tragedia, di trasmettere messaggi positivi ai giovani, si sono impegnati in prima persona in iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei ragazzi «perché a nessuno possa più succedere quello che è accaduto al nostro Lamberto». Ma quest’estate per Donatella è stata più speciale di altre. Perché? Ha partecipato ad una missione in Rwanda a Kizibere insieme a don Alberto Gildoni, parroco della Cattedrale di Città di Castello (nonché fratello del colonnello medaglia d’oro al valor militare Valerio Gildoni, ndr) che l’ha portata con sé nell’ambito del progetto di solidarietà che proprio nello stato africano stanno portando avanti alcune suore. «Stanno facendo davvero qualcosa di straordinario», racconta Donatella.
«E’ stata un’esperienza bellissima che non dimenticherò mai. Sono andata con la speranza di regalare un po’ d’amore e di contribuire a questo progetto. Questo viaggio non cambierà la mia vita, perché è stata già cambiata in modo irreversibile, però ho tanto amore dentro di me da donare e devo dire che ne ho ricevuto tantissimo indietro». Cosa porta con sé dall’Africa? «I colori, i sorrisi dei bambini nonostante le enormi difficoltà. Qui ti cattura il cuore e le suore della congregazione religiosa che mi hanno ospitato fanno con la loro missione qualcosa di straordinario. Fra tante difficoltà, cercano e sperano di donare loro, giorno dopo giorno, una vita un po’ più dignitosa. Ringrazierò sempre Don Alberto per avermi coinvolto in questa missione. E un grazie speciale a mio marito Livio per aver condiviso appieno e con amore questa esperienza, nonostante non sia potuto partire con noi».