
Alex Mazzoni
Perugia, 28 luglio 2025 – “Non dimenticate il nostro Alex, non dimenticate il suo calvario e il dolore che noi siamo costretti a sopportare e sopporteremo a vita”. È l’ultimo appello di Elena e Stefano Mazzoni, i genitori di Alex morto a 17 anni in ospedale dopo la chemioterapia. “Vogliamo che nostro figlio non diventi un fascicolo fra i tanti – dicono ancora –. Chiediamo verità, vogliamo sapere perché è stato strappato alla vita proprio nel fiore degli anni”. E per raggiungere questo obiettivo, per ottenere la verità, Elena e Stefano Mazzoni hanno dato incarico di effettuare una “super perizia“: “È stato necessario perché i periti del tribunale affermano che Alex sia morto per l’angiodisplasia congenita. Una patologia che mai gli era stata diagnostica e della quale, secondo i nostri consulenti, analizzando le immagini non c’è alcuna traccia. Ecco, da questa super perizia ci auguriamo di avere una parola definitiva di chiarezza”.
Secondo i numerosi esperti interpellati dalla famiglia, Alex è morto per le conseguenze di una mucosite chemioindotta. Di altro avviso i consulenti del gip, secondo i quali il 17enne soffriva di angiodisplasia congenita: una malattia che rende “più deboli“ i vasi sanguigni dell’intestino e che avrebbe peggiorato i singuinamenti dovuti alla chemioterapia cui il ragazzo era stato sottoposto. Il 17enne è deceduto a metà marzo 2020 all’ospedale Santa Maria della Misericordia dove era stato ricoverato i primi di febbraio dello stesso anno, per curare una leucemia linfoblastica a cellule B. Otto i medici indagati: il giudice per le indagini preliminari ha chiesto per loro l’archiviazione del procedimento. Richiesta alla quale i genitori di Alex si sono opposti in più circostanze. “Ci fermeremo solo quando sapremo la verità”, concludono Elena e Stefano Mazzoni.