L’Agenas ha svelato come sia peggiorata da noi la mobilità sanitaria e di quanto gli umbri preferiscano recarsi in altre regioni per curarsi. Quel +24% (variazione 2019/2023) di malati che si recano altrove ha fatto scattare l’allarme anche nell’Agenzia che si occupa di monitorare l’andamento delle sanità regionali.
Ma al contempo la ricerca ha rivelato come anche sia peggiorata la mobilità attiva, quella cioè di chi viene a curarsi da noi: la variazione 2019/2023 dice che anche in questo caso ci sia un calo di oltre 18 punti percentuali. Tant’è che il costo che la Regione ha sopportato per la mobilità passiva nel 2023 è stato di 65,6 milioni (con 15.600 pazienti emigrati) e 36,6 milioni di ricavi da malati ‘esterni, pari a un totale di 9.776 persone. E anche qui siamo quasi maglia nera, dato che peggio di noi fa soltanto il Friuli Venezia Giulia con un meno 20 per cento.
Ma come si spiega e per quali malattie gli umbri decidono di andare altrove? La variazione in aumento in questi cinque anni presi a riferimento riguardano prima di tutto le malattie e disturbi del periodo pre-natale: qui c’è stato un +70% di mobilità passiva. Mentre un 60 per cento in più si è avuto per le malattie e i disturbi del sistema muscolo scheletrico (parliamo di tunnel carpale, tendiniti dei muscoli flessori ed estensori mano; epicondiliti e epitrocleiti al gomito; o la periartrite scapolo-omerale alla spalla).
Crescita del 27% degli uomini che si sono fatti curare fuori dall’Umbria per l’apparato riproduttivo e più 19,8% per malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche (tiroiditi o diabete per fare qualche esempio). L’elenco è corposo, anche se c’è chi sceglie di restare in Umbria, come coloro che invece hanno disturbi all’apparato cardio-circolatorio (+1,2%).
Ma l’indagine Agenas ha rivelato anche come la soddisfazione interna in relazione ai posti letto sia critica. Parliamo di una disponibilità per gli acuti di circa 2.640 letti, pari a un 3,1 letti disponibili ogni mille abitanti, valore che è sopra lo standard italiano che è ritenuto pari a 3. Bene la soddisfazione non è confortante, dato che l’utilizzo di questi posti letto non è completa: il valore Isdi è pari a 0,96 (quando è 1 significa che gli ospedali vengono utilizzati al pieno delle proprie capacità): ci sono insomma letti lasciati vuoti proprio perché le cure non soddisfano.