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"Questa prima data ad Assisi non è certo casuale. Ha un grande significato ed è il modo migliore per rompere il ghiaccio". Michele Bravi non nasconde l’emozione e l’orgoglio per il concerto che questa domenica alle 21 lo vede protagonista sul palco del Teatro Lyrick nell’ambito della stagione Tourné 2024/2025 (biglietti sul circuito TicketOne). E’ la tappa che apre il suo nuovo “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi Tour” con il quale il giovane e amatissimo cantautore di Città di Castello racconta attraverso la musica il viaggio introspettivo già disegnato nel nuovo album, in un percorso sonoro delicato e intenso, tra presente e passato.
"I miei concerti in Umbria – spiega – sono pieni di tutto il passato che c’è stato ma è la prima volta che suono qui come prima tappa di un tour. Ed è molto bello".
Michele, come sarà il concerto al Lyrick? Ce lo racconta?
"Chiaramente è tutto molto legato al nuovo album “Tu cosa vedi quando quando chiudi gli occhi“. Certo, non escludo il repertorio passato che però viene ritrasformato e riportato nell’atmosfera sonora di quest’ultimo disco che tiene il timone e si porta dietro tutto il resto".
Quanto contano l’atmosfera e la dimensione del teatro?
"Moltissimo, in uno spettacolo del genere c’è un approccio diverso rispetto al concerto. Certo la musica è presente, e anche molto, ma si intreccia alla drammaticità che il teatro si porta dietro. Questo mix è una formula che cerco sempre di seguire, mi piace creare un momento in cui il disco prende tridimensionalità. A fianco dell’esecuzione dal vivo sento il bisogno di una narrativa diversa, più ampia e più forte, che solo il teatro sa dare".
Cosa rappresenta questo nuovo album nella sua carriera?
"E’ molto importante perché in questo disco finalmente prendo totalmente il controllo, dalla scrittura alla produzione. È un lavoro che nasce dalla mia unica direzione artistica. Non che in passato non l’avessi ma prima c’è stata tanta collaborazione con un team creativo. Ora c’è un’autonomia diversa, ho trovato una nuova sicurezza che è anche un bel modo per collaborare in futuro con altri. Un bel traguardo".
Ma cosa vede quando chiude gli occhi?
"Tante metafore. Per me la scrittura non è solo passione o professione ma un modo per tradurre quello che vivo. Anche nel modo di pensare è come se ci fosse un processo di scrittura continuo, ho cercato di raccontarlo nel disco, pieno di metafore, figure retoriche, incantesimi di parole. Poi ovviamente ognuno traduce questo titolo in maniera diversa".
Oltre che cantautore, è anche scrittore e attore. C’è un filo rosso nella sua attività?
"A me piacciono le storie, amo tutto quello che è narrativa. E posso raccontarle in musica, al cinema, con la prosa, non vedo troppi contrasti. Sono soli vocabolari diversi che hanno lo stesso significato".
Proseguirà su queste strade?
"Per fortuna sì, il cinema ha tempi più dilatati rispetto alla musica, sto già lavorando a nuovi progetti".
Ma quanto è legato ancora a Città di Castello?
"Moltissimo, tutta la mia famiglia vive qui e torno molto spesso. Anzi tra pochi giorni sarò di nuovo a casa, per ambientarmi un po’ prima del concerto".
E cosa si porta dietro della sua terra?
"L’ho capito solo dopo essermene andato via, da adolescente che voleva conquistare il mondo ma l’Umbria mi ha insegnato la profonda dedizione che devi avere nel lavoro, negli affetti, nella vita. Sono cresciuto con i miei nonni che erano persone della terra, da loro ha ricevuto questo modo di approcciarmi alla vita. All’inizio l’ho dato per scontato poi quando me ne sono andato ho capito che era un dono enorme".