
di Sofia Coletti
C’è una bella e decisiva impronta made in Perugia nel successo di “Ligabue - È andata così”, la prima docu-serie sulla vita e la carriera di Luciano Ligabue, disponibile in esclusiva su RaiPlay, la piattaforma digitale Rai. A raccontare i 30 anni su e giù da un palco del rocker di Correggio è infatti il perugino Matteo Grandi, giornalista, scrittore, autore tv e opinion leader sui social: è lui a firmare un viaggio di emozioni, musica e parole che mescola immagini di repertorio, dialoghi scritti ad hoc e testimonianze di ospiti, in un continuo avvicendarsi di fiction, doc e attualità.
Matteo, come è nata quest’avventura con il Liga?
"Sono stato coinvolto dalla produzione di Friends & Partners. hanno chiesto a me e a Pietro Galeotti, grande autore tv, di ragionare su come raccontare i trent’anni anni di carriera di Ligabue. Dalle prime riunioni con Luciano è stato subito chiaro che non voleva un lavoro agiografico e celebrativo, aveva remore a raccontarsi in prima persona".
E quale è stata la soluzione?
"Abbiamo trovato l’escamotage, Stefano Accorsi come voce narrante. Parla da una radio allestita in scena, che ricorda quella del film “Radiofreccia“ ma anche una qualsiasi radio di provincia, e svolge il doppio ruolo di narratore funzionale al racconto e di personaggio Stefano che interagisce con Ligabue, in un gioco che rimane volutamente borderline. Ovviamente in mezzo c’è tanta, tantissima musica, è il piatto forte della serie".
Come è strutturata?
"Sono sette puntate, le prime tre già rilasciate su RaiPlay, le altre in arrivo. Ogni puntata si divide in tre episodi di 15 minuti l’uno, complessivamente sono quasi 300 minuti di docu-serie costruita con l’idea di creare sempre la voglia di guardare l’episodio successivo. Tutto è costruito con leggerezza, Luciano e Stefano sono personaggi dalla battuta pronta, amano scherzare e improvvisare, ma dietro c’è un lavoro mostruoso. Alla base c’è una sceneggiatura di quasi 300 pagine, sembrava il copione di Ben Hur".
Come si sono svolte le riprese?
"Abbiamo girato a fine aprile per motivi di covid, avevamo già rinviato due volte. Per evitare rischi il grosso delle riprese è stato condensato in sette giorni a Correggio, patria del Liga, la radio è stato ricostruita nel suo studio di registrazione. E poi ci sono tantissimi contributi esterni di musicisti, artisti e personaggi, con video interviste realizzate via web. Voglio anche ricordare il grandissimo lavoro del regista Duccio Forzano, che firma anche la sceneggiatura. E ovviamente c’è il tocco di Ligabue, la sua impronta è evidente".
Ma quale immagine viene fuori di Ligabue?
"Con la sua piena complicità siamo riusciti a infrangere il tabù che lo vuole riservato, noi ribaltiamo la prospettiva. Nella terza puntata racconta amore, figli, debolezze e come tutto questo sia entrato nelle sue canzoni. Mentre nella quinta puntata c’è il lato inedito delle tre grandi crisi della sua carriera. Sono arrivate quando ha deciso di seguire non il mercato o le aspettative del pubblico ma le sue urgenze espressive. E poi ci sono i suoi concerti, i trionfi e le tournée che seguono la sua ascesa di rocker esploso a 30 anni".
Questa non è la sua prima esperienza con la musica, vero?
"Sì. ho scritto la sceneggiatura del singolo di Shade, “In un’ora“, vincitore del premio come miglior videoclip 2021 e ho allo spalle una lunga collaborazione, anche sulla scrittura, con Fedez. Ho firmato brani anche per Renga e J-Ax e sei edizioni a X Factor come autore di Fedez e di Samuel dei Subsonica, Sanremo Giovani, un Sanremo Big come autore di Rovazzi e Carpool Karaoke".
Progetti all’orizzonte?
"Il 21 ottobre esce il mio nuovo libro “La verità non ci piace abbastanza“, sul virus della disinformazione fra bufale, web e giornali. Un tema molto attuale".