Chiara Santilli
Cronaca

Marito e moglie minacciano di darsi fuoco. «Disoccupati da anni, vendute anche le fedi»

Coppia perugina (con una tanica di benzina) si incatena alla Fontana Maggiore

La protesta

Perugia, 2 agosto 2014 - QUASI DUE ORE sotto il sole cocente, incatenati alle inferriate della Fontana Maggiore e pronti a darsi fuoco. È successo nella tarda mattinata di ieri in pieno centro storico a marito e moglie di Valfabbrica che, tanica di benzina alla mano e minacciando di usarla contro di sé, hanno messo in atto una protesta per chiedere ai rappresentanti di Provincia e Regione di essere ascoltati. «Lavoro e dignità», sono queste le richieste di Emanuele Fanesi, 38enne, e Giuseppa Di Miceli che da due anni vanno avanti senza stipendio e senza alcuna occupazione, con un figlio sedicenne da mantenere. 

«NON CE LA FACCIAMO più a vivere così», gridano con forza e disperazione ai vigili urbani intervenuti sul posto per convincere i due a liberarsi da catene e benzina. Attimi di tensione che neppure la presenza del sindaco di Perugia, Andrea Romizi, riesce a stemperare. Il confronto con il primo cittadino, davanti allo striscione appeso dai coniugi al loro fianco e su cui campeggia la scritta «Vogliamo lavoro e la dignità - Stato criminale!», dura alcuni minuti e precede l’arrivo degli operatori del Pronto intervento sociale del Comune che parlano con i manifestanti ma senza convincerli a mollare. Fanesi, laureato in legge e disoccupato dal 2012, si è iscritto al Centro per l’impiego della Provincia dopo aver perso il posto da operaio nell’azienda Profilumbra di Valfabbrica: «Avevo un contratto di sei mesi che non è stato rinnovato — spiega — e prima lavoravo per un’altra azienda come responsabile di produzione ma, a causa della crisi e della riduzione del personale, sono stato licenziato». 

A COMPLICARE la già difficile situazione ci sarebbe la malattia della moglie, affetta da patologie che non le permettono di svolgere mansioni lavorative e, quindi, di contribuire ai bisogni della famiglia. «Abbiamo venduto anche le fedi nuziali – afferma la Di Miceli – non ci resta più nulla, solo la casa di cui non riusciamo più a pagare le bollette». Aiuti e generi di prima necessità sono stati forniti dalla Caritas e anche il sindaco di Valfabbica è a conoscenza del caso. «Non vogliamo la carità – ripetono – ma risposte certe dalle istituzioni e il rispetto della Costituzione che garantisce ai cittadini il diritto al lavoro». E davanti alla Fontana le istituzioni si presentano tutte, come da richiesta. Senza mai allontanare la tanica di benzina, la coppia incontra prima l’assessore regionale Stefano Vinti e provinciale Domenico De Marinis, e poi il responsabile del Centro per l’impiego Elio Biccini. Dopo una lunga trattativa, intorno alle 13 la mediazione va in porto con l’accordo di affrontare la questione negli uffici di via Palermo e con l’intervento dei vigili del fuoco che liberano i coniugi dalle catene. 

«STANNO bene e si sono tranquillizzati – fa sapere Biccini –, abbiamo ascoltato le loro problematiche e insieme al dirigente del Servizio lavoro della Provincia faremo il possibile per aiutarli, approfondendo il caso ma senza illusioni, perchè il nostro centro funge da intermediario ma poi sono le aziende a decidere chi assumere. Il momento è difficile per tutti».