REDAZIONE UMBRIA

Magnanelli torna a casa E il capitano si emoziona

Quasi venti anni con il Sassuolo Calcio ma il legame tifernate resta forte "Io qui ho imparato tutto. E ai bambini dico: divertitevi e miglioratevi"

Bandiera in un mondo del calcio in cui ormai ce ne sono pochissime, capace di coniugare il talento sportivo con lo spessore umano, indissolubilmente legato a una città lasciata da giovane per inseguire un sogno diventato realtà. In due parole: Francesco Magnanelli, maglia del Sassuolo cucita addosso come una seconda pelle e Città di Castello sempre nel cuore.

Uno per cui i numeri parlano da soli: 521 partite in 17 campionati (dalla C2 alla A) disputati in maglia neroverde, 9 tornei da capitano nella massima divisione. Appese le scarpette al chiodo dopo l’ultima gara del 22 maggio scorso, entrerà ora nello staff tecnico di mister Dionisi e il suo sogno non può che essere uno: "Inizio ora una nuova avventura - afferma - ed ovviamente devo ancora imparare tutto. Tra qualche anno, spero di allenare il Sassuolo in serie A". Gli riferiamo di aver letto una definizione su di lui ("un’intelligenza fuori dal comune per un calciatore fuori dal comune che ha fatto scelte diverse dagli altri, semplicemente perché diverso dagli altri") e da qui inizia la chiacchierata.

"È un ritratto bellissimo, non penso affatto di essere speciale - dichiara - ma certo il mio percorso è particolare. Ho scelto di legarmi ad un club e sono felice di averlo fatto: la società è cresciuta anno dopo anno e non solo per la sua solidità economica". Si passa poi al film della carriera: "La mia trafila nella Tiferno ’90 è stata importantissima, qua sono cresciuto e quando a 14 anni sono passato al Gubbio già sapevo come pormi nel gruppo: qui a 16 anni ho esordito tra i professionisti. Mi sembrava tutto facile, poi sono andato al Chievo, alla Fiorentina ed alla Sangiovannese dove però non giocavo: l’approdo al Sassuolo è stato il vero momento di svolta".

C’è anche un insegnamento per le future generazioni. "Ai bambini che giocano a calcio - conclude - dico che devono divertirsi e al contempo apprendere dai loro allenatori ed avere l’ambizione di migliorarsi". E tanti bambini, presenti ieri mattina allo stadio "Baldinelli" in occasione dell’incontro promosso dal Comune e dalla Junior Tiferno (con immancabile scambio di cadeau e maglia neroverde con il "suo" numero 4) per rendere omaggio alla sua straordinaria carriera, hanno avuto modo di ascoltare gli insegnamenti di un campione dello sport capace di essere uguale in campo e fuori: intelligente, umile e consapevole che il collettivo viene sempre prima del singolo.

Paolo Cocchieri