MICHELE NUCCI
Cronaca

L’Umbria e la criminalità: "Da noi non c’è omertà"

Audizione del procuratore Sergio Sottani in Commissione antimafia "Non ci sono conferme che possano far pensare a radicamenti nel territorio".

Il procuratore generale Sergio Sottani

Il procuratore generale Sergio Sottani

Per il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani "l’Umbria può dire con orgoglio che qui non c’è omertà, come altrove". Lo ha sottolineato incontrando a Palazzo Cesaroni la Commissione d’inchiesta dell’Assemblea legislativa su "Analisi e studi su criminalità organizzata e infiltrazioni mafiose, corruzione, riciclaggio, narcotraffico e spaccio di stupefacenti", presieduta da Fabrizio Ricci.

Sono state approfondite le tematiche oggetto dell’attività dell’Organismo in merito alla presenza di criminalità organizzata e di fenomeni quali lo spaccio di stupefacenti, il riciclaggio di denaro e le possibili infiltrazioni nell’amministrazione della cosa pubblica e negli appalti. "In Umbria - ha detto il procuratore generale, secondo quanto riferisce Palazzo Donini - non ci sono conferme giurisprudenziali che possano far pensare a un radicamento come controllo mafioso del territorio, come invece risulta evidente in altre regioni". Per Sottani, tuttavia, "questo non vuol dire che il fenomeno non ci sia". Quindi - ha aggiunto - spetta alla magistratura e alle forze di polizia prestare la massima attenzione a ogni segnale. C’è un rischio che associazioni criminali non riconducibili alla mafia, come quella nigeriana, che gestisce traffici di droga, possano entrare in contatto con essa".

Sul tema del recupero dei beni confiscati, il procuratore generale ha rilevato "criticità". "In molti casi - ha detto - i beni vengono tolti in quanto risultano affidati a dei prestanome. In altri un bene confiscato anziché una risorsa da utilizzare diventa un problema difficile da gestire perché non tutte le amministrazioni pubbliche possono sostenere le relative spese. Piccolo è bello ma molti Comuni sono troppo piccoli, molti non hanno competenze per poter svolgere questo tipo di attività né le possibilità tecniche e finanziarie, servirebbe un lavoro fra Comuni e sarebbe fondamentale avere una prima mappatura dei beni stessi".

"Il quadro d’insieme che il Procuratore generale ci ha rappresentato - ha detto il Ricci - è per noi uno sprone a proseguire nel lavoro di analisi che come Commissione d’inchiesta stiamo portando avanti su questo fenomeno mutevole e mutato nel tempo, che si sostanzia in ‘segnalì su cui mantenere alta l’attenzione che indubbiamente ci sono, soprattutto in diversi settori dell’economia".