REDAZIONE UMBRIA

L’Umbria che produce: "Le piccole imprese sono state protagoniste di crescita e sviluppo"

Cna Umbria ha presentato i risultati della ricerca del centro studi Sintesi "Le aziende di dimensioni ridotte hanno dato una spinta all’export. Rimane il problema della qualità del lavoro. Rivedere il welfare". .

Il direttore di CNA Umbria Roberto Giannangeli Michele Carloni e Alberto Cestari

Il direttore di CNA Umbria Roberto Giannangeli Michele Carloni e Alberto Cestari

Al boom dell’export umbro dell’ultimo decennio (+72%) hanno dato un contributo determinante anche le piccole imprese, aumentate del 25% in termini numerici e del 50% come numero di addetti. È per questo motivo che, in vista della riprogrammazione dei fondi strutturali che inizierà a breve e che, a seguito della manovra fiscale di innalzamento delle aliquote Irap e Irpef, potrà contare sulle risorse indispensabili al co-finanziamento degli strumenti europei, proponiamo che si punti su tre grandi direttrici: il sostegno alla crescita dimensionale di tutte le imprese con misure su misura, la promozione del lavoro di qualità nelle aziende e la rigenerazione urbana dei centri storici e delle aree industriali". Il presidente regionale della Cna, Michele Carloni, parte dai dati della nuova ricerca commissionata al centro studi Sintesi sulle dinamiche del sistema economico umbro tra il 2014 e il 2024 e sul ruolo svolto dalle imprese più piccole. "Pensiamo all’exploit dell’export e al fatto che i due settori che hanno registrato i migliori trend di crescita sono stati l’agroalimentare (+100%) e la produzione di macchinari (+78%), comparti in cui è prevalentemente la piccola impresa a svolgere un ruolo strategico. Entrambi realizzano un prodotto finito e sono caratterizzati da un valore aggiunto e da una produttività mediamente superiori ad altri settori. Per esempio, nel solo 2024, il valore dell’export dei macchinari è stato di 1.357 milioni di euro, molto superiore a quello della moda e della metallurgia".

Ma in Umbria c’è anche un problema di qualità del lavoro. "Bisogna partire dalla constatazione che sempre più imprese incontrano grosse difficoltà a reperire manodopera – ha aggiunto Carloni -. A tale riguardo riteniamo che l’introduzione del welfare aziendale a vantaggio dei dipendenti, magari legandolo al raggiungimento di obiettivi condivisi tra datore di lavoro e lavoratori, o adottando diverse modalità organizzative, possa contribuire a far diventare le imprese umbre più attrattive nei confronti dei lavoratori. Laddove questo fenomeno si è realizzato, migliorando nel complesso l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro ma anche il reddito dei lavoratori, sono aumentati sia la produttività che il valore aggiunto generato dall’impresa. Se la regione favorisse questo processo con incentivi economici, a nostro avviso contribuirebbe anche a frenare la partenza per motivi di lavoro di giovani e meno giovani verso altre Regioni o altri Paesi".

I dati della ricerca. "Gli ultimi 10 anni – spiega Alberto Cestari - sono stati caratterizzati da una riduzione del 5% del numero complessivo delle imprese (che al 2024 erano 77.753) e da un aumento del 21% degli addetti totali, che nel settore privato hanno raggiunto quota 290mila. Il settore caratterizzato dalla maggiore riduzione di imprese in termini numerici è stata la manifattura (-39%), che però ha guadagnato circa 70mila addetti (+12%). In valore assoluto il segmento di imprese caratterizzato dalla crescita più sostanziosa è stato quello delle piccole imprese (+ 800 aziende, +50% addetti)".