
Bandiere al vento, comprese quelle arcobaleno, slogan e striscioni: secondo i dati di Cgil e Uil c’erano oltre duemila persone in piazza ieri a Perugia con punte di adesione dello sciopero che hanno raggiunto l’80 per cento in alcune realtà. E’ dunque positivo il bilancio della mobilitazione di Cgil e Uil, contro la manovra del Governo. Sul palco di piazza IV novembre, oltre ai rappresentanti sindacali, anche lavoratori e studenti, tutti uniti nel rilanciare l’allarme contro un provvedimento "che non incide sulle disuguaglianze, che non aiuta il futuro dei giovani e taglia su pensioni e sanità". C’erano anche tantissimi over 30 rappresentati da Link coordinamento degli Universitari e dall’Unione degli studenti.
"Ora decidiamo noi", si leggeva sui cartelli esibiti dai ragazzi per dire che Governo e Regione "devono investire di più sulle nuove generazioni".
Ad aprire la mattinata è stata la segretaria generale della Cgil dell’Umbria, Maria Rita Paggio: "È vergognoso tentare di dividere senza riuscirci. I lavoratori hanno aderito allo sciopero e sono scesi in piazza per rivendicare il diritto ad un lavoro dignitoso e sicuro, a salari giusti, alla sanità pubblica e universale e a pensioni adeguate. Una situazione difficile, dunque, e che richiedeva la mobilitazione. Se non ora, quando?".
Dopo Paggio, è stata la volta del segretario regionale Uil Fabio Benedetti: "In piazza contro una manovra che non ha progressività fiscale, non tassa gli extraprofitti e peggiora la legge Fornero" e poi i lavoratori. Ad aprire le testimonianze Claudio Manzo, operaio di un’azienda impegnata negli appalti con l’Ast. Quindi l’addetta della cooperazione Roberta Moretti (Cooperazione Uil Fpl), poi gli studenti Alice Spilla (Una regione per restare), Nicola Cardinali (Link) e Nicholas Radicchi (Udu – Rete degli universitari). Quindi Ivano Bruschi (Filt Cgil), Dora Porpora (Sanità), e Nicola Cassieri (Uiltucs).
Conclusioni al segretario nazionale Uil Santo Biondo: "Siamo di fronte ad un governo che, da un lato, apre le porte ai sindacati per gli incontri e dall’altro si chiude le orecchie. Serve affrontare i problemi concreti di fronte ai quali un sindacato non poteva non mobilitarsi". "E l’Umbria col suo esercito di poveri, famiglie senza un tetto sopra la testa, studenti alle prese con l’emergenza abitativa non poteva restare a guardare".