Ha spento cento candeline Francesco Stella, partigiano folignate ma anche scultore e artista. Francesco è nato a Morro di Foligno ed è stato un partigiano della quarta Brigata Garibaldi, che operava nel territorio montano fra i comuni di Foligno, Trevi e nelle Marche. "Si è reso protagonista di numerosi episodi di guerriglia sulle nostre montagna ed è sempre stato attivo nell’Anpi e nelle organizzazioni sindacali - ricordano Anpi sezione di Foligno Franco Ciri e Anpi provinciale di Perugia, con le delegazioni di Spello e Nocera umbra - Nel 2016 fu ricevuto dal presidente Mattarella insieme a tutti i partigiani italiani. Al grande Francesco vanno gli auguri dell’Anpi". Ieri Francesco ha festeggiato con la famiglia. "Quello che mi ha sempre colpito dei racconti di mio padre - così il figlio Claudio - è stata sempre la sua apertura mentale. E’ nato nel 1924 in un paesino di montagna, dove è rimasto fino al ’43 quando è entrato nelle Ferrovie. Il padre però, dal ’12 al ’20 era stato negli Stati Uniti. E tornando aveva donato alla famiglia una visone più ampia, a 360 gradi. E così, di fronte alla dichiarazioni di grandezza di Mussolini, lui che aveva visto la tecnologica americana, si metteva a ridere". Nel 1943 entra alle Ferrovie ad Orte, che lascia però nel 1944 per unirsi alla Brigata Garibaldi. Qui sono diversi gli aneddoti che si intrecciano nella memoria di Claudio e che si ritrovano anche in un breve memoriale scritto da Francesco per raccontare la sua vita. "Ripensando a quegli anni mi rendo conto di aver vissuto numerose situazioni di pericolo - scrive Francesco - al punto che posso dire che sia un vero miracolo essere sopravvissuto". Le avventure di Francesco iniziano da Orte, nell’ottobre 1943, quando in seguito ad un allarme aereo, insieme ai colleghi si allontanò per mettersi in salvo. Un soldato tedesco però li scambiò per sabotatori e iniziò a sparargli addosso. Durante la guerra, Francesco si distinse anche per il salvataggio di due piloti americani. "L’apparecchio precipitò e i due piloti, grazie al paracadute, riuscirono a mettersi in salvo e caddero non lontano dal mio paese. Io avevo seguito tutta la scena e mi misi alla loro ricerca fino a che non li trovai. Li ospitai per qualche giorno a casa mia poi li consegnai ai partigiani, permettendo loro di salvarsi". I due qualche anno fa sono tornati in Italia per ringraziarlo. "Sono convinto che sia valsa la pena combattere perché l’Italia, che è nata dalla lotta partigiana, pur con i suoi difetti, è una nazione infinitamente migliore di quella fascista".
Alessandro Orfei