Il giudice di Firenze scarcera Piero Fabbri

Colpo di scena nell’inchiesta sulla morte di Davide Piampiano: reato rivisto in omicidio colposo. "Incidente di caccia letale"

Piero Fabbri è tornato in libertà. Arrestato con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale il 27 gennaio, è ora indagato per omicidio colposo dopo la riqualificazione del reato avanzata dalla Procura della Repubblica di Firenze. Dopo quasi venti giorni di carcere il 56enne è tornato a casa; il gip, che ha firmato una nuova ordinanza, ha disposto l’obbligo di firma per l’uomo che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ha sparato a Davide Piampiano, poi morto dopo una ventina di minuti di agonia al fosso delle Carceri, all’interno del parco del monte Subasio.

"Finalmente libero ma devastato dal dolore". Fabbri ha affidato al suo legale, l’avvocato Luca Maori, le prime sensazioni dopo la scarcerazione. L’11 gennaio alle pendici del Subasio, si è verificato un incidente durante una battuta di caccia di frodo al cinghiale. Ma secondo gli inquirenti di Perugia, una volta scoperto il ferimento del ragazzo, che era "come un figlio per me", Fabbri avrebbe perso tempo per depistare le indagini, facendo passare l’accaduto per un incidente autonomo. Avrebbe scaricato il fucile di Davide per dimostrare che l’arma aveva sparato, quindi nascosto il suo insieme alla giacca. Fattori che avrebbero fatto avanzare la prima ipotesi di reato, ora rivista dagli inquirenti fiorentini a cui sono passati gli atti, essendosi dichiarati incompatibili quelli di Perugia, poiché la madre della vittima è giudice onorario a Spoleto. Per il gip fiorentino, Fabbri non ha rispettato le cautele necessarie in una battuta di caccia collettiva, non sì è accertato a chi stesse mirando effettivamente e di avere la traiettoria libera. Che lo avesse scambiato per un cinghiale, sottolinea il gip, è chiaro dalle parole dello stesso Fabbri impresse nel video della telecamera che Piampiano montava sul cappello, e daa confessione fatta durante l’interrogatorio. Ma ad avviso del giudice, pur riconoscendola, l’attività di depistaggio messa in atto non contribuirebbe a modificare l’ipotesi di reato. Un incidente è stato e tale rimane, secondo il gip fiorentino, anche a fronte delle azioni di Fabbri che, sempre secondo il giudice, non avrebbero precluso la sopravvivenza di Davide. "Piero Fabbri non avrebbe potuto salvare Davide Piampiano" ha messo nero su bianco il magistrato all’esito dei risultati della consulenza tecnica. Il colpo che ha raggiunto il giovane non gli avrebbe comunque lasciato scampo, i 17 minuti in cui è sopraggiunta la morte non sarebbero stati sufficienti a fare arrivare i soccorsi in tempo anche se Fabbri avesse chiesto subito aiuto. Inutile l’udienza del Riesame prevista per il 17, restano valide, al momento, le richieste delle parti su sopralluogo e perizia balistica. La famiglia di Davide, assistita dall’avvocato Franco Matarangolo, è chiusa nel silenzio: "È un dolore che si rinnova, adesso non è tempo per dire qualcosa"

Luca Fiorucci