
Il garage della droga. Chiesta la condanna per sei degli imputati
C’era più di mezzo quintale d’hashish nel bunker della droga che a ottobre 2022 la narcotici scoprì nel garage di un 20enne incensurato di Castiglione del Lago. Uno dei sequestri più ingenti mai registrati nell’area del Trasimeno che ha portato a fitte indagini e adesso al processo - con rito abbreviato - per 6 dei 9 indagati finiti nell’inchiesta. Il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini ha chiesto condanne che vanno rispettivamente da 10 anni, per quello che è ritenuto il capo della presunta organizzazione finalizzata allo spaccio, fino a 5 per i supposti sodali. Gli imputati torneranno in aula il 19 dicembre per le discussioni delle difese. Quando gli agenti della questura hanno arrestato in flagranza di reato il ragazzo dopo la perquisizione nella sua abitazione nel capoluogo lacustre avviarono anche una attività sui telefoni e sui canali social collegati. Da qui il filo rosso che ha portato sotto la lente tutta la presenta organizzazione criminale.
La droga era stata trovata nascosta all’interno di valigie, borse da viaggio, e scatole. I poliziotti che avevano prima effettuato una perquisizione all’interno dell’abitazione avevano già trovato una “fetta“ di hashish di circa 5 grammi e la somma di euro 640, a questo denaro vanno anche aggiunte 7 banconote da 50 euro, grossolanamente falsificate, e tenute separatamente dal resto del denaro. Ma è quando la polizia è arrivata nel garage che ha trovato il vero magazzino dei chili di droga. Tra l’altro la rimessa oltre ad essere di pertinenza della abitazione ed in uso all’indagato era chiusa con delle chiavi che proprio il 20enne deteneva.
La droga era confezionata in panette, ovuli e cilindri, per un peso complessivo di 52 chili di hashish, e di circa 2 chili e mezzo di marijuana, nonché di due bilancini di precisione perfettamente funzionanti e materiale per il confezionamento. Dentro una delle valigie contenente alcuni chilogrammi di hashish, è stata trovato anche un patrimonio di ben 30mila euro in denaro contante, considerato dagli inquirenti il provento dell’illecita attività di spaccio. Da sempre il Trasimeno è considerato un crocevia proprio delle attività di spaccio tra le due regioni ma da tempo non si registrava un sequestro di tali proporzioni.