SILVIA ANGELICI
Cronaca

Il dolore in piazza. Cento bare di cartone nel cuore di Perugia contro le morti bianche

Incisi, i nomi di chi non c’è più: a partire da Samuele, appena 19 anni. L’Uil lancia dall’Umbria ’Cantiere sicuro’, un protocollo di buone pratiche. "Siamo stanchi delle pacche sulle spalle e delle parole di circostanza".

Il dolore in piazza. Cento bare di cartone nel cuore di Perugia contro le morti bianche

Il dolore in piazza. Cento bare di cartone nel cuore di Perugia contro le morti bianche

Incisi in quelle bare ci sono anche i nomi di Samuele, saltato in aria a 19 anni nella fabbrica di fuochi d’artificio dove lavorava, quello di Danilo stritolato da un macchinario di 18 quintali e quello di Runi caduto da un’impalcatura di 30 metri, mentre si sudava un salario da fame. La rabbia della Uil Umbria contro le morti bianche esplode anche a Perugia con un flash mob che picchia duro nello stomaco e bandisce la retorica delle lacrime a comando.

Ieri mattina, sui pietroni di piazza IV Novembre, distese in una lugubre sequenza 110 bare di cartone: corrispondono alle vittime del lavoro in Umbria negli ultimi cinque anni, già quattro quelle del 2024. E’ con questa immagine forte che il sindacato guidato dal segretario regionale Maurizio Molinari dice basta alla carneficina. "Siamo stanchi delle pacche sulle spalle e delle parole di circostanza. Per questo dal palco dell’Umbria lanciamo la proposta del ‘Cantiere sicuro’: un protocollo per stabilire i criteri, le caratteristiche e le modalità di come si deve lavorare in quel Comune, partendo dall’applicazione del contratto nazionale per tutti i lavoratori".

Sul palco con Molinari, il presidente nazionale dell’Ital, Giuliano Zignani, l’attore Stefano De Majo con un monologo da brividi e il segretario nazionale organizzativo Emanuele Ronzoni. "Con questa campagna – va avanti Molinari – vogliamo scuotere le coscienze di tutte le persone, lavoratori e istituzioni e mettere al centro la conoscenza e l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ inaccettabile contare così tanti morti in una regione piccola come la nostra. C’è la necessità di una inversione di rotta in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, l’Umbria è da troppo tempo una delle regioni con la maggiore incidenza e nel solo primo trimestre 2024 sono state quattro le vittime di incidenti, tutte in provincia di Perugia. I settori più esposti restano le costruzioni, seguite dalla manifattura e dai trasporti. Non può passare l’idea di tragedia inevitabile e vogliamo sollecitare politica e governo a mettere in campo tutti i provvedimenti necessari".

E c’è anche la testimonianza di Michela Sordini. Suo padre Danilo, 63 anni, fece ritorno a casa sigillato in una bara. Ai familiari fu suggerito di non vedere il corpo, tanto era straziato dalla macchina che gli aveva schiacciato il torace. "Ero in pasticceria a scegliere la torta per festeggiare la festa dei nonni – racconta Michela – Poi quella telefonata dalla fabbrica. Le gambe che tremano, la disperazione e la consapevolezza che non avrei più rivisto papà".

"Abbiamo esaurito le lacrime – dice Ronzoni – e queste carneficine sono ormai inaccettabili. Stiamo chiedendo al Governo nazionale più responsabilità. Abbiamo detto che bisogna aumentare gli ispettori, le norme ci sono e bisogna farle rispettare. Serve aumentare formazione e informazione. Vanno rese pubbliche le aziende che non rispettano le norme. A quelle imprese occorre evitare di far usare fondi e contributi pubblici. E poi occorre istituire una procura speciale: molti dei morti sui posti di lavoro sono omicidi e qualcuno deve pagare". De Majo alza il coperchio di una bara. Lo sventola in aria. "L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro... Non sulle stragi".