Un prestigioso ente in mezzo al guado, con un presidente cessato dall’incarico a fine luglio, uno scontro politico sulla nomina del successore e una situazione finanziaria da sempre traballante. Si tratta della Fondazione Faina che gestisce il Museo etrusco di fronte al Duomo e un’azienda agricola sull’altopiano dell’Alfina. Beni la cui proprietà appartiene al Comune. Il presidente uscente è Daniele Di Loreto, responsabile dell’ufficio rappresentanza a Roma delle assicurazioni Generali il quale, in una recente audizione in Consiglio comunale, non ha escluso che i beni gestiti dalla Fondazione possano essere ceduti allo Stato, in maniera tale da risolvere i due problemi economico -gestionali più gravi, legati alla sistemazione di un patrimonio immobiliare piuttosto degradato e alla situazione deficitaria del Museo. Una situazione generale complicata nonostante l’importante lavoro svolto negli ultimi anni dallo stesso Di Loreto, la cui possibile riconferma, di competenza diretta del ministro della Cultura, è ora resa difficile dai rapporti non più idilliaci con l’amministrazione comunale.
"Nel testamento con cui la famiglia Faina donò i beni-dice Di Loreto- è prevista anche la cessione allo Stato. Il Museo sarebbe felice di spostarsi nella palazzina, avrebbero i soldi per le ristrutturazioni, per pagare i dipendenti e la città non perderebbe nulla. Dovremmo soltanto capire come sistemare i dipendenti del Faina". Al suo insediamento, Di Loreto ha trovato una situazione critica, basti pensare che il Museo era ’fuori legge’ per l’assenza del sistema antincendio nonostante sia aperto da 25 anni. Uno dei motivi di attrito con il Comune è legato alla possibile soluzione che lo stesso presidente uscente aveva proposto per far entrare nella Fondazione soldi freschi da utilizzare per le operazioni immobiliari più urgenti. "Il conto economico – ha proseguito Di Loreto – nel 2019 prevedeva 50mila euro di negativo, è stato dimezzato nel 2020, portato a 20mila nel 2021 e allineato a 3mila euro nel 2022. Nel 2023 dovrebbe andare meglio. Ho proposto un abbinamento del Museo con il pozzo di San Patrizio in un biglietto unico e la vendita senza frazionamento, stimata tra i 6 e i 7 milioni. Potrebbe essere questo un modo per risanare la Fondazione, vendendo un patrimonio che per il 60% è improduttivo". Cla.Lat.