REDAZIONE UMBRIA

Iacopone e Dante a confronto

Visioni del Paradiso: gli studenti-reporter alla scoperta della lingua e dell’opera dei due grandi poeti

Ci credereste se dicessimo che esiste una forte corrispondenza tra il sommo poeta fiorentino Dante Alighieri, padre della lingua italiana, e l’eccentrico compositore tuderte di Laudi Iacopone da Todi? Molti diranno: “i due non si sono mai nominati a vicenda!”, ma ricordate che di Iacopone come poeta si parlava già quando Dante cominciava a comporre le sue prime timide rime. Tra gli esperti danteschi contemporanei, ce n’è uno che abbiamo intervistato: si chiama Mario Aversano, è un professore che ha dedicato parte della sua vita allo studio di Dante e sta per pubblicare un nuovo, originale commento alla “Divina Commedia”. In un libro del 2015, “Dante, Iacopone da Todi e il Canto XXXIII del Paradiso”, stabilisce delle connessioni tra i due poeti che sono di tipo linguistico, letterario e teologico. Dal punto di vista teologico, Aversano ha scoperto che entrambi hanno preso in considerazione gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, in particolare di San Bernardo di Chiaravalle. Iacopone che Aversano definisce “poeta teologo”, ha avuto il merito di tradurre in volgare alcuni termini ed espressioni che erano utilizzati proprio dai Padri della Chiesa e che, fino a quel momento, erano conosciuti solo in latino. Iacopone‌, quindi, è il ‌ primo che trasporta in lingua‌ volgare ‌ alcune visioni della potenza di Dio, così come la predisposizione dell’animo adatta ad accogliere la conoscenza e la salvezza che Aversano chiama “compuntio cordis”, tutte tematiche affrontate dai Padri della Chiesa. Questo lavoro compiuto da Iacopone ‌ fornisce‌ a Dante ‌ un subastrato‌ linguistico‌ molto‌ importante, aprendogli la strada alla scrittura in volgare. Lui, cioè Iacopone, non è solo un “grande maestro dello stile emotivo”e la sua non è certamente una poesia popolare e rozza come qualcuno l’ha definita, ma secondo Aversano, Dante gli è debitore per molti aspetti della sua Divina Commedia. La vicinanza‌ tra l’opera‌ di Dante ‌a quella di Iacopone da Todi appare evidente nel canto‌ XXXIII del ‌ Paradiso‌ ‌dove c’è la famosa “Preghiera alla Vergine” oppure nel canto XXXI dove‌ si parla della “candida rosa“. Questa‌ immagine del regno celeste come‌ una rosa e del suo profumo si ritrova in una lauda ‌ ‌ di Iacopone ‌‌ “Coll’occhi‌ ‌c’aio‌ ‌nel‌ ‌capo”. Ma corrispondenze si possono trovare nelle Laude “Donna de paradiso”, “Stabat mater” “L’omo fo creato vertuoso” e molte altre. Che dire? Una scoperta che ha accresciuto la considerazione per la figura di Iacopone, unitamente al desiderio di conoscere meglio le opere di questi due poeti.