MICHELE NUCCI
Cronaca

I giovani saranno una rarità . Persi 9mila studenti in 10 anni : "Economia e welfare in crisi"

Allarmanti dati dal rapporto dell’Agenzia Umbria Ricerche. Squilibri sociali e popolazione sempre più anziana. "A rischio la tenuta dell’intero sistema".

Anche la scuola risente del calo demografico: nei piccoli centri si temono chiusure

Anche la scuola risente del calo demografico: nei piccoli centri si temono chiusure

"In Umbria, come in molte aree del Paese, la rarefazione della componente giovanile sta ridisegnando in profondità il tessuto sociale ed economico. Non è solo una questione di numeri in calo: è uno spostamento strutturale dell’equilibrio generazionale, che rende la società regionale sempre più sbilanciata verso l’età avanzata". E’ quanto rivela l’ultimo approfondimento di Giuseppe Coco, di Agenzia Umbria Ricerche, che ha analizzato i dati e prefigurato i preoccupati scenari futuri della nostra regione.

I numeri del censimento offrono infatti un quadro inequivocabile: nei piccoli comuni umbri, i bambini tra 0 e 9 anni sono ormai meno di cinquanta, in alcuni casi sotto i trenta. Segnali chiari di un ricambio generazionale già mancato in vaste aree del territorio. La fascia 0-14 anni, che vent’anni fa rappresentava il 12,3% della popolazione, è oggi scesa all’11,3%. In termini assoluti, si tratta di circa 13.000 giovani in meno. Il confronto con le generazioni precedenti è impietoso: a fronte di 149.000 under 20, ci sono oggi 260.000 persone tra i 41 e i 60 anni. Un divario che supera le 110.000 unità, sintomo di uno squilibrio demografico profondo e ormai strutturale. Questa dinamica ha ripercussioni dirette sull’economia e sul welfare. Aumentano le esigenze assistenziali e sanitarie, mentre si riduce la base fiscale. Una pressione crescente sulla sostenibilità del sistema di protezione sociale regionale. A tutto ciò si aggiunge l’emigrazione giovanile. Tra il 2001 e il 2021, l’Umbria ha perso oltre 26.000 residenti tra i 20 e i 39 anni, attratti altrove da migliori opportunità formative e lavorative. Chi parte, spesso non torna. E intanto la scuola si svuota: in dieci anni, scomparse centinaia di classi e circa 9.000 studenti. Le proiezioni indicano che anche le università ne risentiranno, con un possibile indebolimento della funzione culturale e innovativa che i giovani esercitano nei territori. "Il mercato del lavoro soffre per la carenza di forze fresche - spiega Coco -. Il ricambio generazionale rallenta nei mestieri, nella pubblica amministrazione e nelle professioni tecniche. La rarefazione giovanile non è solo un problema anagrafico – continua -: è un campanello d’allarme per lo sviluppo regionale. Meno giovani significa meno innovazione, meno dinamismo, meno futuro. Serve una risposta sistemica, che vada oltre gli incentivi alla natalità o i tentativi di contenere l’emigrazione. Serve un nuovo patto sociale – conclude Aur - che renda l’Umbria un luogo desiderabile per vivere, lavorare, costruire. Un luogo capace non solo di ricordare il passato, ma di immaginare e costruire il futuro".