
Flaminio Monteleone è il procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Perugia. Si occupa sia del civile che del penale
C’è un prima e un dopo, con il Covid che fa da spartiacque, soprattutto quando si parla di ragazzi. "Fino al 2020 mi sono occupato dal punto di vista penale di piccoli reati predatori, furti nei centri commerciali: un paio di scarpe, un cappellino, una maglietta": a sottolinearlo è il procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Perugia, Flaminio Monteleone, che racconta così "un territorio umbro sano". Almeno fino alla pandemia. Poi la situazione è un po’ cambiata.
Procuratore Monteleone, cosa è successo ai nostri ragazzi?
"Tenendo conto che la diffusione delle sostanze stupefacenti purtroppo era e resta una costante anche tra i minorenni, dal 2020 è esploso il cosiddetto ’sexting’, la produzione e diffusione di materiale pedopornografico. Ragazzini, ma soprattutto ragazzine, che autproducono materiale pornografico senza che questo venga percepito come disvalore o come pericoloso. In un caso era coinvolta una bambina di soli undici anni".
Perché è un fenomeno che deve farci riflettere?
"Perché i ragazzi con cui mi trovo ad avere a che fare nella maggior parte dei casi non hanno più modelli culturali di riferimento, vivono in nuclei familiari dove non sono seguiti e hanno come obiettivo raggiungere ogni soddisfazione nel più breve tempo possibile, indipendentemente dal sacrificio e dall’eticità delle condotte".
Parliamo del bullismo...
"Oggi c’è una maggiore coscienza, l’attività di sensibilizzazione sta funzionando. Se un ragazzo sottrae la sedia a un compagno di classe, ora gli altri lo isolano. Lo stesso, però, non si può dire del cyberbullismo, dei leoni da tastiera, gli haters. Ci troviamo di fronte a forme di odio gravissime, a violenza, sopraffazione e prevaricazione. Nei telefoni dei ragazzi, quando li analizziamo, troviamo materiale pedopornografico o che incita all’odio razziale. Simboli dei quali, spesso, neanche conoscono il significato. E troviamo sempre più video cosiddetti ’gore’, con torture, ultimi istanti di vita, incidenti stradali. È il sintomo di una freddezza emotiva che deve preoccuparci"
In Umbria esiste il fenomeno delle baby gang?
"Mi passi il modo di dire: fino a tre anni fa tanti baby e poche gang. Ora le cose sono cambiate: è un fenomeno che si è sviluppato da un paio d’anni. Adesso sono capaci di darsi un’organizzazione e dei ruoli e i reati sono cambiati, parliamo di rapine aggravate e lesioni personali. Condotte caratterizzare da una violenza inaudita. La maggior parte, da gennaio scorso circa l’80%, sono ragazzi stranieri di seconda generazione: lo dico solo da un punto di vista statistico, sia chiaro, ma questo è quello che emerge dagli avvisi di conclusione delle indagini. Come emerge che c’è un aumento della devianza dei giovani stranieri non accompagnati".
Cosa non ha funzionato nell’integrazione?
"I genitori di questi ragazzi sono entrati in Italia trent’anni fa, con uno stipendio hanno mantenuto con fatica e dignitosamente 3 o 4 figli, integrandosi. Hanno fatto sacrifici, ma non sono riusciti a trasferire a quei figli il senso di socialità. Ora, in più, questi ragazzi sono bombardati da un mondo che manda messaggi estremamente pericolosi dove valgono il potere e la forza intimidatoria. L’Umbria è apprezzata per la sua capacità di accoglienza. Dobbiamo interrogarci, però, su cosa è saltato sotto il profilo dell’integrazione".
Cosa è mancato?
"Non dobbiamo ragionare a compartimenti stagni. Dobbiamo fare rete. Famiglia, scuola servizi sociali, la magistratura: tutti dobbiamo metterci in un’ottica non repressiva, ma di aiuto. Anche perché quando riusciamo a intercettare i disagi minorili con le messe alla prova otteniamo bei risultati: 8 ragazzi su 10 non rientrano nel circuito penale. Purtroppo non raccogliamo gli stessi risultati quando ci troviamo di fronte a gravi casi di tossicodipendenza. Il problema è che in questo Paese stiamo affrontando la devianza giovanile aumentando le pene, inserendo nuovi reati, nuove aggravanti. D’altra parte costa meno che prevenire, ma solo la prevenzione può essere d’aiuto".
AnnA