
Ex scuola Garibaldi abbandonata: "Ma dentro ci sono documenti"
È passato un anno dall’accordo che venne sancito tra la Fondazione Palazzo Albizzini e il comune di Città di Castello, per la disponibilità da parte dell’ente privato ad assumersi l’onere di demolizione dell’edifico della ex scuola Garibaldi e della bonifica dell’area circostante. Tutto ciò sarebbe dovuto avvenire come da intesa, "attraverso un iter amministrativo coerente con l’assetto urbanistico della città tifernate, al fine di dar vita alla nuova progettualità di piazza Burri". Dodici mesi dopo, quel palazzo alle porte del centro storico, biglietto da visita per chi entra a piedi o in auto in città, è ancora afflitto da un degrado imponente che pare senza soluzione. Il caso finirà in consiglio comunale poiché a riaccendere i riflettori su questa ex scuola e un po’ su tutta la zona circostante è il consigliere di Forza Italia Tommaso Campagni che punta l’indice oltre che sul degrado, anche sui documenti che sono all’interno del palazzo (che è stato ex scuola, ed ex sede di alcuni uffici dei vigili urbani).
"Il Palazzo a oggi risulta in uno stato di assoluta vetustà e degrado a causa del suo totale abbandono da parte delle autorità amministrative mentre l’area che circonda l’edificio è adibita ad uso parcheggio e quindi facilmente accessibile da parte di qualunque persona". Con queste premesse Campagni chiede quale impegno voglia assumere il Comune per sanare questa situazione, resa ancora più delicata dal fatto che "all’interno dell’edificio sono presenti, in ingenti quantità, numerosi faldoni ed archivi contenenti informazioni e dati sensibili i quali non sono stati trasferiti in alcun deposito ad hoc, rimanendo di conseguenza alla mercè di chiunque", scrive. Lo stato di abbandono – che il consigliere di Forza Italia documenta anche allegando alla sua interrogazione una serie di foto – potrebbe avere come conseguenza il fatto che chiunque possa impossessarsi delle informazioni contenute negli archivi e nei faldoni". Da qui la richiesta di chiarimenti rivolta al sindaco e agli assessori competenti: "Perché non si è provveduto allo spostamento della documentazione rimasta nel palazzo a garanzia del rispetto della privacy e della sicurezza dei cittadini?". Infine un invito ad adottare "le più opportune e tempestive azioni per mettere la documentazione in appositi locali comunali. L’ente pubblico – conclude – deve fare il possibile per garantire al cittadino una sicurezza adeguata e questo fatto è incredibilmente grave perché lede il rispetto della privacy e dei dati sensibili di ognuno".