Crisi, negozi a serrande abbassate. Marchi storici in fuga dalla città

"Alle lavoratrici coinvolte sono stati proposti trasferimenti lontani. Qui la disoccupazione femminile morde"

Crisi, negozi a serrande abbassate. Marchi storici in fuga dalla città

Crisi, negozi a serrande abbassate. Marchi storici in fuga dalla città

Non solo Conbipel, anche Terranova. Non solo il piccolo commercio, anche i grandi marchi fuggono dalla città ponendo al territorio e alle sue articolazioni l’ennesima questione occupazionale. Otto lavoratrici con il fiato sospeso alla Conbipel del punto vendita nel centro commerciale di Cospea, sette nei negozi Terranova di Corso Tacito. "Marchi storici che hanno annunciato la chiusura con motivazioni che riguardano contratti d’affitto e difficoltà di fatturato – sottolinea Lucia Rossi, segretaria della Filcams Cgil –. E’ un fatto grave perché si tratta di marchi storici di catene nazionali che chiudono: Conbipel è a Terni da 30 anni, Terranova almeno da 28". E il primo pensiero è per il destino delle lavoratrici. "L’unica possibilità proposta finora è il trasferimento - continua Rossi – ma si tratta di posti lontani: a Milano nel caso Conbipel e a Città di Castello per Terranova. Le lavoratrici in queste condizioni non possono accettare. Quindi parliamo di chiusure che presuppongono licenziamenti accompagnati da ammortizzatori sociali. Le quindici lavoratrici coinvolte rappresentano la punta dell’iceberg, tante piccole realtà del commercio locale chiudono i battenti o ridimensionano l’attività. Se a ciò si aggiungono le difficoltà del comparto industriale, il quadro è ancor piu’ grave. Parliamo di occupazione femminile, che sul territorio non trovano ricollocazione".

"Le Istituzioni locali non possono intervenire direttamente sulle situazioni di crisi , ma è auspicabile da parte loro un intervento complessivo che favorisca la ricollocazione femminile – è l’appello conclusivo della segretaria Filcams –. Anche perché non vediamo iniziative di sviluppo turistico tali da aumentare i flussi cittadini". Come riportato nelle scorse settimane, i cosiddetti Neet, l’acronimo anglossassone che identifica chi non lavora, non studia e non fa formazione, in provincia di Terni fanno registrare numeri choc. In particolare il tasso d’inattività femminile allinea il territorio alle località del profondo Sud Italia. Impietosa la fotografia dll’Istat sul 2023 riguardo il tasso di inattività giovanile. Nella fascia 18-29 anni il Ternano fa registrare 59, in spaventoso aumento rispetto al 50,6 di fine 2022. Il tasso d’inattività giovanile nel Ternano è di gran lunga superiore a quello del Perugino (che passa dal 47.7 del 2022 al 46,6 del 2023) e umbro nel complesso (da 48,4 a 49,6). Dato mostruoso quello dell’inattività femminile nella provincia ternana nella fascia 18-29 anni nel 2023: 72,7 (in aumento di ben 20 punti dal 52,5 del 2022).

"Abbiamo aderito alla mobilitazione dei lavoratori di Conbipel, per la decisione assunta dalla società di lasciare Terni, oggi dobbiamo purtroppo prendere atto di un’identica decisione assunta da un altro marchio dello stesso settore, ovvero Terranova", così i gruppo comunali del Pd e Innovare Terni. "Siamo vicini ai lavoratori ed alle lavoratrici nonché alle sigle sindacali interessate da questa nuova drammatica scelta – continuano i dem –. Condividiamo in particolare la richiesta della Filcams Cgil, qualora il trasferimento in altri locali si realizzasse, di riassorbire i lavoratori interessati".

Ste.Cin.