
Ospedale
Perugia, 13 marzo 2020 - «Ieri sera sono tornato dall’Eritrea e stamattina ho subito presentato domanda per rientrare in servizio. Perchè mi sembrava giusto aiutare i colleghi in questa situazione difficile. Accanto ai giovani servono persone come noi, con sulle spalle l’esperienza di Aids, Ebola e Sars". Claudio Sfara, perugino, 64 anni, ha lasciato il reparto di malattie infettive del Santa Maria della Misericordia di Perugia ad agosto scorso per andare in pensione. Ma ieri mattina quando l’Azienda ospedaliera ha pubblicato il bando per richiamare in servizio il personale in quiescenza e far fronte all’emergenza-Covid 19 non ci ha pensato due volte. "La domanda l’ho già presentata, dobbiamo aiutare i nostri colleghi che sono in sofferenza. Ero andato in Eritrea per prepararli al virus. Se arriva lì, diventa un’ecatombe". Ma adesso la sua esperienza serve qui. "Alcuni colleghi sono stati contaminati e messi in quarantena, alcuni hanno avuto incidenti e occorre un’azione di aiuto perchè ci sono sono tanti ricoveri, tanti pazienti sospetti. A Malatttie infettive si lavora 24 ore al giorno, ed è stancante. Bisogna vestirsi, rispondere alle chiamate di urgenza. Dobbiamo aiutare insomma". E poco importa se, nel bando, viene speficicato che saranno pagati 70 euro lordi al giorno, veramente ben poca cosa. "Lo faccio a prescindere dalla questione economica. Perchè accanto ai giovani che si sono formati serve personale di esperienza. Noi abbiamo affrontato Aids, Ebola e Sars. Affronteremo anche questa".
In particolare l’Azienda ospedaliera ha pubblicato un avviso pubblico per medici in quiescenza, specializzandi e operatori sanitari con specifici requisiti così come sono evidenziati nella domanda scaricabile sul sito www.ospedale.perugia.it. Onnis ha anche manifestato apprezzamento agli operatori sanitari, "per le capacità di adeguamento alla situazione d’emergenza che ha costretto a provvedimenti straordinari. Presi anche - ha aggiunto - al fine di contigentare l’accesso in ospedale per la tutela sia degli operatori che dei cittadini".
E’ il caso di ricordare, in una situazione emergenziale come questa, quali siano i numeri reali delle Aziende sanitarie e ospedaliere e quali le reali esigenze. In Umbria infatti al momento servono 326 dipendenti sanitari, tra cui 154 infermieri, 37 oss, 19 radiologi, 3 tecnici di laboratorio, 26 anestesisti, 14 pneumologi, 13 infettivologi, 12 cardiologi, 15 internisti, 24 emergenza-urgenza, 9 autisti. Ma naturalmente ci sono esigenze di strumentazioni legate strettamente all’emergenza, visto che è prevista l’attivazione di 8 posti letto di area critica e la creazione di 26 posti letto di terapia intensiva dedicati separati. Per attivarli fattivamente servono 34 apparecchi per il monitoraggio dei pazienti, 35 apparecchi fissi per la ventilazione forzata e 11 trasportabili, che – secondo quanto emerso nelle ultime ore – verranno acquistati in parte grazie alle Fondazioni bancarie e in parte con la centralizzazione acquisti presso una delle aziende sanitarie. La criticità maggiore è l’approvvigionamento delle mascherine. Dall’inizio dell’emergenza abbiamo fatto 3 ordinativi: 5mila 200, 16mila e ulteriori 15 mila.Ad esempio partendo dai precari il cui numero risulta significativo: l’azienda ospedaliera universitaria di Perugia ne conta 200, l’azienda ospedaliera di Terni 100, l’azienda sanitaria Umbria 2 ne ha 347, l’azienda sanitaria Umbria 1 oltre 200. Sono inoltre 160 i lavoratori interinali di Umbria Salute, la società in house che eroga servizi come il front office e i Cup. Quanto ai pensionamenti 300 unità lasceranno il lavoro entro il 2025, circa il 15 per cento del totale.
Erika Pontini e Michele Nucci