Direttore Roberto Giannangeli, le dieci proposte presentate alle due principali candidate alla guida della Regione abbracciano anche temi non strettamente economici?
"Prima di essere imprenditori i nostri associati sono cittadini, hanno una famiglia, partecipano alla vita del territorio e quindi sono interessati in prima persona anche ai temi sociali e ambientali. Senza contare che un territorio dove anche la sanità e i servizi al cittadino funzionino bene o che abbia standard ambientali elevati diventa, nel suo complesso, molto più competitivo. E noi sappiamo che la competitività di un territorio incide in modo direttamente proporzionale anche sulla competitività delle stesse imprese, come dimostrano ampiamente i dati di molte ricerche".
Tra le dieci proposte quali sono i temi più rilevanti?
"Sicuramente le proposte sulle politiche industriali regionali, che abbiamo messo in stretta correlazione con quelle di livello nazionale. Ma anche il turismo, la riorganizzazione del sistema sanitario, le infrastrutture, la chiusura del ciclo dei rifiuti e, soprattutto, le riforme della pubblica amministrazione".
Al di là delle proposte sulle politiche industriali, che già conosciamo, quali sono quelle più qualificanti per un’associazione come la vostra?
"Sono tutte qualificanti, anche perché sono arrivate al termine di una discussione interna ai nostri organi dirigenti. Quelle che potremmo definire più innovative sono quelle sull’infrastrutturazione del Centro Italia e sulle riforme regionali. Nel primo caso abbiamo proposto di lavorare alla sottoscrizione di un patto tra Umbria, Toscana, Marche, Lazio e Abruzzo che, rappresentando complessivamente il 20% degli abitanti, del Pil e dell’export italiano, se unite potrebbero spuntare più risorse rispetto a un’Umbria che si muovesse da sola nel tentativo di rompere il proprio isolamento. E poi c’è il tema delle riforme. L’Umbria ha la necessità di rivedere il proprio modello organizzativo, ritagliato su esigenze di 30 o 40 anni fa, ma inadatto a corrispondere ai bisogni di una collettività che è cambiata e che deve affrontare sfide difficili e complesse. Servono normative e modelli organizzativi diversi, vanno razionalizzate le società partecipate, accorpati i Comuni più piccoli, create economie di scala per liberare risorse aggiuntive da destinare allo sviluppo. Sono solo alcuni esempi, sui quali abbiamo invitato le forze politiche a riflettere in una visione di ampio respiro".
Direttore, non è stato facile presentare le proposte CNA alle due candidate di fronte a un pubblico così numeroso…
"Sono tornato a emozionarmi come alle prime assemblee CNA, ormai quasi 15 anni fa. È passato il tempo, è aumentata l’esperienza, ma l’emozione è rimasta intatta di fronte a una platea che ha superato le duemila presenze, suddivise tra il teatro e altre quattro postazioni secondarie dotate di monitor, allestite in accordo con le autorità di controllo, che comunque non sono bastate a garantire a tutti un posto a sedere. Ma sicuramente la cosa che mi ha fatto più piacere è che tutti quanti, a prescindere da dove, e se, fossero seduti, sono rimasti ad ascoltare fino alla fine sia la relazione introduttiva che il confronto tra le candidate".
A prescindere da chi sarà chiamato dagli elettori a governare la Regione, qual è secondo lei la prima cosa da fare nella prossima legislatura?
"I temi che abbiamo trattato rappresentano tutti delle priorità, ma la cronaca di queste settimane con le immagini di devastazione che ci arrivano dall’Emilia Romagna, e non solo, sicuramente suggeriscono che la prima cosa da porre in essere è il piano di manutenzioni ordinarie e straordinarie del territorio contro il rischio di dissesto idrogeologico, che poi andrà ampliato anche alle strade e alle zone industriali, a cominciare da quelle nei maggiori centri dell’Umbria. In un momento di rallentamento dell’economia non possiamo fermarci, soprattutto non possiamo permettere che a farlo sia una pioggia, sia pure di portata eccezionale".