GIOVANNI LANDI
Cronaca

"Il mio giro del mondo in sella a una bici"

Lorenzo Barone, ventiduenne di San Gemini si racconta. Un'avventura dal Vettore a Capo Nord

Lorenzo Barone

San Gemini, 1° luglio 2019 - Quando risponde al telefono si trova sulle gole del Todra, in Marocco. Si sta rinfrescando nelle acque del fiume prima di partire per l’ennesima avventura: una traversata del Sahara di 410 km da Merzouga fino al lago Iriki, e poi una scalata verso il Jbel Toubkal, che con i suoi 4.167 metri è la vetta più alta del Nord Africa. Lorenzo Barone, 22enne di San Gemini, gira il mondo in bicicletta dal giorno del suo diciottesimo compleanno. In quattro anni ha attraversato trentaquattro paesi, sfidato la fatica e la solitudine, resistito a temperature estreme e cibo scarsissimo. Il tutto con pochissimi soldi, per lo più guadagnati improvvisandosi giocoliere di strada e vendendo le fotografie di viaggio.

Lorenzo, come hai cominciato?

«Per caso. Con i regali per i 18 anni decisi di fare un viaggio in Portogallo. Da lì è nata una passione per l’avventura che non mi ha mai lasciato. In pochi giorni ho scalato il Monte Vettore, la mia prima vera “impresa”. Appena finito l’ultimo anno di scuola ho conquistato l’Etna e poi le cime di Lavaredo, sulle Dolomiti. E avevo ancora un po’ di soldi da parte!»

Hai sempre amato la bicicletta?

«In realtà da ragazzino praticavo salti mortali e parkour, lo sport metropolitano in cui si eseguono percorsi acrobatici pericolosi. Ero a buoni livelli e mi allenavo cinque ore al giorno. Ma alla fine le ginocchia ne hanno risentito. Così, dopo una parentesi di tuffi sul lago di Garda, ho cominciato ad andare in bicicletta, che è un’attività meno traumatica».

Il viaggio più lungo?

«A 19 anni. Otto mesi di pedalate. Danimarca, Islanda, Svezia. Più di venti paesi. Con le ruote chiodate sono arrivato in Finlandia e da lì in Norvegia, dove finalmente ho raggiunto Capo Nord in pieno inverno, che era il mio obiettivo. Un mese senza vedere il sole, prima di tornare a casa sempre in bici».

Fra due giorni cominci la tua nuova avventura: deserto del Sahara. Cosa ti porti dietro?

«Per l’occasione userò una fat bike con le ruote spesse. Poi ho una tenda, sacco a pelo, fornello, pentolino, materassino, due copricapo e quaranta litri d’acqua. Qui è talmente torrido che arrivo a berne otto al giorno».

Cosa mangi nei tuoi lunghi percorsi?

«Cerco di ottimizzare le calorie. Pane, riso, miele, caffè in bustina, uova. Nei paesi nordici mangiavo tantissimo burro, qui invece fa caldo e brucio meno. Al momento sono in un “progetto” personale. Viaggiare da una temperatura caldissima come quella del Sahara al freddo glaciale. Infatti questo inverno andrò in Siberia: voglio conoscere i due estremi».

E i soldi?

«Spendo poco. Ad Amsterdam cominciai a fare il giocoliere di strada per comprarmi una bicicletta nuova. Non era difficile: quando le palline cascavano il pubblico era già cambiato! Poi mi sono inventato un’altra piccola attività. Vendo le mie foto di viaggio: offerta libera. Ho calcolato una media di quattro euro a foto. Ora però sono alla ricerca di uno sponsor».

Con il cellulare come fai?

«Power bank da quattro ricariche. E mi fermo nei bar che trovo».

Situazioni pericolose?

«Affronto tutto con calma. Supero i problemi sottovalutandoli. Due volte sono stato davvero male ma a causa di cibo avariato».

Ti senti mai solo?

«No, spostarsi da soli aiuta a connettersi con le persone del posto».

Il ricordo più bello?

«Una pedalata in Lapponia, di notte, dopo una tormenta di neve. Era bellissimo e la luna era enorme».

Dove vuoi arrivare?

«Continuare così e fare sempre meglio. Imparare a cavarmela in situazioni di difficoltà, sfidare la sorte e affrontare imprese in posti nuovi e sconosciuti».

Viaggerai per sempre?

«Solo finché mi renderà felice».