
Slitta di qualche settimana l’avvio della ’class action’ contro la Cassa di Risparmio promossa dal comitato dei risparmiatori che avevano acquistato le azioni della Banca Popolare di Bari tramite le filiali della stessa Cro. Lo rende noto l’avvocato Florido Fratini che rappresenta i clienti della banca. "La celebrazione del processo contro gli ex vertici della Popolare che si svolgerà nel tribunale di Bari a fine settembre, ci ha impedito di raccogliere documentazione indispensabile per l’efficacia della nostra azione, rallentando la nostra attività", spiega il legale. Nel frattempo, sulla vendita della Cassa sembra essere caduto un velo di silenzio. Mercoledi scorso, la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario ha effettuato l’audizione dei commissari straordinari della Banca popolare di Bari, Antonio Blandini e Enrico Ajello.
I commissari hanno risposto alle numerose domande poste dai vari onorevoli presenti, ma la vicenda della Cassa è stata però completamente ignorata e ciò non fa che accrescere le preoccupazioni per le sorti della banca nei vari soggetti che attendevano proprio questa audizione per capire meglio a che punto fossero le procedure per la cessione dell’istituto di credito cittadino. Il clima di incertezza e preoccupazione che fa trattenere il fiato a molti esponenti del mondo economico locale e a dipendenti della Cassa è acuito anche dal momento di incertezza in cui si trova la fondazione Cro, socio di minoranza della Cassa accanto alla Popolare, dopo la scomparsa improvvisa del suo presidente Gioacchino Messina. L’ente sta vivendo la fase più difficile e cruciale della sua storia, di fronte ad un bivio fondamentale in cui si ritrova privo di una guida autorevole ed esperta come quella di Messina. Il presidente aveva infatti svolto un lavoro molto intenso dietro le quinte, tenendo stretti rapporti con Banca d’Italia, con i commissari e le autorità di vigilanza. La direzione che Messina aveva impresso alla trattativa per la cessione, facendo pesare il ruolo della Fondazione, era stata quella di fare pressioni affinchè al finanziere Giulio Gallazzi che aveva per primo avanzato un’offerta per rilevare il pacchetto di controllo della Cro, si affiancasse anche un altro partner industriale, la cui solidità era valutata dalla fondazione come ulteriore elemento di rassicurazione per il futuro della Cassa, mantenimento dell’occupazione e rilancio della banca. Adesso si è entrati in un cono d’ombra e una fase di silenzio in cui nessuno ad Orvieto è più in grado di decifrare a che unto sa la trattativa per la cessione della Cro, ma anche se ci sia ancora qualche trattativa in atto.
Cla.Lat.